Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

domenica 17 luglio 2011

Omofobia, un problema culturale.

All'interno della mentalità gretta e provinciale dell'Italia moderna, tra i vari razzismi e sessismi, ve n'è uno nascosto, subdolo e strisciante: l'omofobia (a cui aggiungerei la transfobia ovvero la paura delle persone trans).
L'omofobo spesso è il contrario dello "stereotipo razzista", può addirittura essere una persona caritatevole, umana, comprensiva, tollerante, MA imbevuta della peggiore tradizione cristiana: il concetto di natura. Per questa persona parlare di testamento biologico, di aborto e di legittimità delle coppie di fatto è un nonsence, un inutle e becera provocazione, perchè per loro, questi, sono non problemi, in quanto regolamenterebbero ciò che è "CONTRO NATURA".
L'uomo "deve essere uomo", "fare l'uomo", e ovviamente, cardine di questo pregiudizio sotto il quale cade inevitabilmente anche la donna che "deve fare la donna", "la casalinga", "la madre casa e chiesa ubbidiente e sottomessa al marito" (venetamente "che a piasa, che a tasa e che a staga casa"), "L'UOMO VA CON LE DONNE", all'uomo "PIACCIONO LE DONNE" come esemplifica bene l'omonima canzone di Fabri Fibra.
Un uomo che bacia un uomo è impensabile.
Un gay sarà quindi solo "UNA DONNA MANCATA".
Un gay "UOMO" non è concepibile; salvo che ci siano migliaia di gay "maschili" che cavalcando questo pregiudizio si fingono eterosessuali, addirittura aborrendo i "gay femminili" proprio perchè "donne mancate", in un vortice di pregiudizio tale da ingoiare tutta la voglia di normalità del movimento LGBT trasformandola in un arma a proprio favore, a favore di un omosessualità "velata", nascosta e negata.
OMOFOBO è il vicino di casa, l'amico, il politico, OMOFOBIA è la VIOLENZA, ma omofobia è anche il commento "guarda di non dare via il culo" fatto a me in relazione con la carriera universitaria e con i noti favoritismi, omofobia è anche il "dovresti trovarti una ragazza" detto ad un gay (o il "dovresti trovarti un uomo" detto ad una lesbica), omofobia è anche lo sguardo malevolo e il pensiero che due persone dello stesso sesso non possano baciarsi in pubblico o "addirittura" unirsi in matrimonio (per quanto "civile" sempre matimonio resta, e, per inciso, non è l'omosessualità che manda in rovina l'istituzione del matrimonio, ma la violenza e la prevaricazione che regna all'interno di esso, nonchè la superficialità del "sentimento mordi e fuggi" e del "ti amo finchè dura" con prospettiva di "matrimoni a data di scadenza") o "persino" accedere alle graduatorie per l'adozione (perchè di accesso alle graduatorie, e non di "tiè ti do' in mano un bambino, si parla quando di tratta di adozione: anni di burocrazie nella speranza di elargire amore gratuito).
OMOFOBA è la paura contro il diverso, contro il "SESSUALMENTE DIVERSO", portatore di chissà quale contagio, untore di una peste da esorcizzare in beceri cameratismi e criminale da punire con esecuzioni sommarie fatte di coltellate, botte e bottiglie rotte.

OMOFOBO è anche il parlamento "cattolico" che non riconosce non solo i diritti civili, ma nemmeno la tutela contro la violenza gratuita. E' quindi anche questa violenza, come le altre violenze, questa omofobia, come le altre omofobie, che NOI DOBBIAMO COMBATTERE.

Per un mondo in cui mio figlio possa scegliere di essere ciò che è.
Perchè l'omosessualità NON è una scelta, ma VIVERLA lo è.   

Ecco che nel Veneto oscurantista di Gentilini, Muraro e Gobbo, e nell'Italia clericheggiante di Lupi, Formigoni, (entrambi di Comunione e Liberazione), Buttiglione e Giovanardi (con un pizzico di Binetti e una spruzzata di cannella), dobbiamo fare controcultura e coltivare quei germi di integrazione che le giovani generazioni, quelle stesse generazioni martoriate dal precariato e umiliate dalla riforma Gelmini-Tremonti, stanno già facendo fiorire.

Andrea Bello.

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