Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

mercoledì 24 aprile 2013

Imu e Welfare: un binomio possibile




La crisi economica che ha portato, a livello nazionale, a minori trasferimenti nelle casse dei singoli Comuni, si fa sentire in maniera fortissima e soprattutto pesa nelle tasche dei cittadini che subiscono l’onere del pagamento delle aliquote addizionali che i Comuni possono applicare nei confronti dell’IMU (Imposta addizionale Unica) a copertura dei propri bilanci .

Mogliano Veneto è una cittadina che ha visto nascere nel tempo nel nostro territorio comunale numerosissime Banche e Assicurazioni. Nel corso del 2012 l’Amministrazione Comunale ha deciso di rialzare fino allo 0,96% l’aliquota addizionale per le categorie catastali D5, provvedimento rivolto appunto verso i grandi gruppi suddetti.

 La proposta che sta attualmente vagliando l’Amministrazione moglianese sull’ipotesi di aumento di un ulteriore punto dell’aliquota anche per il bilancio preventivo del 2013 nei confronti di Banche e Assicurazioni ci sembra condivisibile perchè in questo modo non si andrebbe a caricare ulteriormente sulle spalle dei singoli cittadini contribuenti proprietari di casa un ulteriore salasso aggiuntivo per la copertura del bilancio comunale.

La leva fiscale va applicata soprattutto verso i gruppi e categorie che detengono  forti poteri economici. Tutti paghiamo le tasse, ma ci deve essere un equo rapporto della contribuzione che non deve pesare indistintamente sui singoli cittadini e sui grandi gruppi finanziari al fine di sostenere la rinascita di un  welfare sociale utile a tutta la città.


Sinistra Ecologia Libertà 
Circolo Pino D’Aguanno
Mogliano Veneto



24/04/2013

Ripartiamo dalla bellezza



E’ dalla bellezza che si parte per ricostruire un’idea di città.
Bellezza intesa come storia, cultura, patrimonio collettivo della memoria di un tempo e di un’epoca che caratterizzano e delineano un luogo e le persone che di quel luogo ne hanno delineato l’ambiente e vissuto i cambiamenti  nel tempo. Di fronte alle numerose ferite di cui soffre la nostra città dal punto di vista urbano in termini di aree dismesse e degrado ambientale, abbiamo sentito il bisogno di valorizzare quello che di positivo è rimasto nella città di Mogliano Veneto. 
Ci riferiamo, ad esempio, alle belle e numerose fotografie d’epoca che ritraggono la nostra città nei primi anni del  ‘900  situate sotto la Galleria in via Don Bosco. Sono finestre affacciate nel tempo trascorso e nella storia di Mogliano, e invitano alla sosta, alla memoria. 
Ci piacerebbe che l’Amministrazione Comunale valutasse l’opportunità  di una migliore valorizzazione delle stesse ponendole in uno spazio più visibile, intorno a Piazza Caduti, in modo tale da caratterizzare il cuore del centro richiamando visivamente la storia e la cultura della nostra cittadina.
A tutt’oggi abbiamo notato che è necessario un intervento di pulizia e manutenzione delle colonne del porticato  e dei quadri stessi che ospitano la galleria fotografica dove la stessa è attualmente collocata.
  

Sinistra ecologia libertà
Circolo Mogliano Veneto



24/04/2013

domenica 14 aprile 2013

Indecenza pubblica



Contro il decoro, il saggio di Tamar Pitch è un rapido attraversamento delle scelte nazionali e locali che squarcia il velo ipocrita del discorso pubblico dominante e mostra il carattere illiberale e classista della retorica sul decoro.

Il trentennio che ha visto ritrarsi il welfare ha insistito molto sulla paura, sul rischio e sulla necessità per ognuno – lasciato solo nella responsabilità o nella colpa – di saperlo prevenire. Nello stesso tempo ha depoliticizzato ogni conflitto, riducendo qualunque dialettica a quella tra vittima e carnefice.
In questa costruzione di senso, il decoro e l’indecenza si integrano. E’ così possibile vedere all’opera il paradosso di una classe politica tra le più  immorali farsi guardiana della moralità e, nel suo nome, diventare protagonista delle più feroci politiche di controllo e sicurezza.
Tamar Pitch ripercorre alcune figure diventate oggetto delle politiche nazionali in difesa del decoro: ultrà, tossicomani, prostitute, migranti, donne. Ci ritorna subito dopo, nel capitolo sulle politiche locali, analizzando le ordinanze dei sindaci. Così di nuovo troviamo nomadi, mendicanti e giovani, destinatari del nuovo potere dato ai sindaci dal decreto berlusconiano sulla sicurezza.
Davvero significativa la ricostruzione della vicenda del Daspo, provvedimento preventivo che può essere preso in assenza di un reato, e della tessera del tifoso. Così la legislazione sulle droghe, che punisce principalmente il consumo personale di giovani e migranti, con una discriminante sociale e generazionale molto forte.
La stessa impostazione discriminatoria si trova nel disegno di legge sulla prostituzione dell’allora ministro Carfagna. Qui l’ipocrisia pubblica raggiunge vette altissime: basti pensare alla contemporanea legittimazione del “consumo finale” della prostituzione per bene.
Ma lo stesso segno hanno i provvedimenti dei sindaci, tutti tesi, sull’onda della retorica del decoro, a nascondere i poveri, i mendicanti, gli stranieri. La lettura di queste pagine riapre alcune ferite: fa male scorrere i nomi di tanti sindaci di centrosinistra, non facilmente distinguibili dai colleghi di destra. La cosa stupisce fino a un certo punto.
La miseria è tornata ad essere una colpa. La società è stata divisa in “persone perbene” e “persone permale”. Contrapposizione che attraversa anche il cuore del dispositivo del decoro, il corpo femminile, e che ha dato luogo anche a un vivace dibattito tra donne. In questo quadro, Pitch colloca la sua critica – non condivisa da chi scrive – a Se non ora quando?, che avrebbe avuto accenti subalterni a questa divisione decoro/indecenza. Non nego che possa esserci stata in alcune tale ambiguità, ma non credo sia questa la cifra politica della manifestazione del 13 febbraio 2011 e del movimento che ne è nato. Piuttosto si è trattato di una  presa di parola autonoma in una scena pubblica dominata, a destra e a sinistra, da parole maschili complici o inadeguate.
Dunque in anni di crescita della diseguaglianza, in cui è avvenuta la più grande redistribuzione del reddito dal secondo dopoguerra, in cui la precarietà è diventata paradigma esistenziale per intere generazioni, in questa società fortemente diseguale, l’ideologia del decoro è stato il modo in cui garantire ordine e sicurezza, una forma di disciplinamento del ceto medio impoverito e impaurito, di controllo sociale dei giovani, dei migranti, delle donne.
Mentre la classe agiata del capitalismo finanziario esibisce e ostenta lusso, ricchezza e mercificazione dei corpi e della vita, per tutti gli altri c’è il decoro, lo stare al proprio posto, nel modo giusto. Come le case povere, ma ben tenute. Decorose, appunto.
Nulla a che vedere con la dignità o con l’austerità di una volta. Oggi il decoro dovrebbe sorreggere un’austerità che si sostanzia in una riduzione dei diritti. L’apparente cambio di regime che si è avuto con il passaggio al compassato rigore del governo Monti, non essendo intervenuto sulla discriminazione sociale che reggeva l’estetica del burlesque berlusconiano, non ha prodotto quel mutamento etico che qualcuno si aspettava. Ed eccoci qua, stretti tra il permanere delle disuguaglianze e delle sue sofferenze e la protesta senza progetto delle sue vittime in rivolta.

Cecilia D’Elia
Tamar Pitch (Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza, Laterza).

giovedì 4 aprile 2013

Mai più soldi alle missioni militari


8x1000, cambia il regolamento.
Mai più soldi alle missioni militari 

La Commissione speciale della Camera dei Deputati che esamina i provvedimenti urgenti proposti dal Governo ha iniziato oggi la discussione sul nuovo regolamento per la gestione dei fondi 8x1000 di attinenza statale.

“In questi anni – ha ricordato Giulio Marcon membro della commissione e deputato indipendente di Sel – i fondi della gestione statale dell’8x1000 sono stati indebitamente utilizzati per altre finalità: dalla riduzione del debito, al finanziamento delle missioni militari. Questo non deve più succedere”.
Il nuovo regolamento prevede positivamente una ripartizione certa dei fondi in quota paritaria tra i 4 ambiti di intervento (lotta alla fame nel mondo, beni culturali, calamità naturali, rifugiati) arginando in questo modo il saccheggio dei fondi avvenuto in questi anni per altri scopi.

“Bisogna poi – ha aggiunto Marcon – prevedere esplicitamente il divieto tassativo di finanziare le missioni militari all’estero camuffate da missioni umanitarie
, limitare alle sole istituzioni non profit i beneficiari della gestione statale dei fondi dell’ 8x1000 e cancellare la deroga che permette di destinare fino al 50% dei fondi a disposizione –  a detrimento degli altri ambiti di intervento – alla protezione civile per le calamità naturali”.
C’è poi un'altra questione che riguarda la legge istitutiva dell’8 x1000 del 1985. “Bisogna – afferma Marcon – rivedere la norma che attribuisce automaticamente l’8x1000 non espresso dai contribuenti a tutte le confessioni religiose in misura proporzionale sulla base delle scelte effettuate. La quota di 8 x 1000 non destinata dai contribuenti deve essere invece totalmente gestita dallo stato”.