Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

martedì 14 febbraio 2012

Un Centro di ascolto vicino a chi ha perso il lavoro e la voglia di vivere




E’ l’uomo che va aiutato e supportato, l’uomo e la sua famiglia.
Bisogna  rimotivare psicologicamente imprenditori/lavoratori in crisi, ed aiutarli a riqualificarsi e a ricollocarsi nel mercato del lavoro.
Azioni queste che,  vanno concertate con gli enti presenti sul territorio: Provincia (attraverso i vari centri per l’impiego e i centri di formazione professionale), ASL (attraverso servizi di psichiatria e psicoterapia), medici di base e servizi sociali.
Questo il messaggio da far passare: la vita di una persona non è finita con la fine della propria azienda o con la perdita del lavoro.
Il valore aggiunto della PERSONA e non dell’azienda in quanto insieme costituito da capannoni e da macchinari ma non dotata di un sistema pensante, è di saper trovare le risorse per uscire dai momenti bui. Ed è in questo momento che la rete deve intervenire, vede supportare il cambiamento e la ricerca di soluzioni alternative.
Molto spesso le persone si esprimono dicendo: “ho sempre fatto questo nella vita, non so fare altro” oppure “quest’azienda l’ho creata io dal nulla e miei dipendenti è come se fossero figli miei”.
NON E’ VERO, è imparando a vedere la situazione da un altro punto di vista che si cambia e che si vive la crisi in modo positivo e come un’opportunità.
I nostri artigiani, dei veri e propri self made man, che fin da ragazzi hanno lavorato sodo per costruire la propria azienda, devono essere supportati nel cambiamento, nel capire che solo nel rimettersi in gioco, solo cercando soluzioni alternative hanno la possibilità di vivere la crisi e non di morire nella crisi.
Lo stesso vale per chi ha sempre lavorato come dipendente e ad oggi ha perso il lavoro: il passaggio da compiere è aumentare la propria mobilità sul territorio e non volere il lavoro sotto casa (troppe persone cercano ancora questo), è l’aggiornamento continuo di competenze attraverso corsi di riqualificazione professionale .

L’intervento della rete,  deve essere concreto e deve seguire più direzioni:

  1. supporto come consulenza finanziaria
  2. supporto psicologico come rimotivazione forte della persona, attraverso counseling personale e, se necessario, familiare (non dimentichiamo che una crisi lavorativa coinvolge in modo pesante anche i famigliari)
  3. supporto formativo attraverso centri di formazione professionali, che partano da una seria analisi di mancanza di certe figure professionali sul territorio di riferimento ed eroghino corsi ad hoc per formare le figure professionali mancanti
  4. orientamento al lavoro, attraverso un’attenta valutazione delle competenze professionali e personali che consenta un ricollocamento adeguato nel mercato del lavoro
  5. scouting aziendale, attivando centri per l’impiego e associazioni di categoria nel trovare offerte di lavoro idonee alle varie persone
  6. marketing di se stessi: come presentarsi ad eventuali colloqui di lavoro e su quali leve fare forza per proporsi ad un nuovo datore di lavoro

In tutto questo processo ci saranno sicuramente delle difficoltà, come l’età delle persone che hanno perso il lavoro e che sono troppo “vecchie” per poter essere assunte da un’azienda e non competitive con i giovani pronti ad essere sfruttati con contratti di stage e/o inserimento al lavoro e/o altre forme incentivanti la loro assunzione; troppa rigidità nell’apprendere un nuovo lavoro, oppure il non essere abituati a pensare come dipendenti ma abituati ad essere datori di lavoro, etc.
L’importante è far capire alle persone che non sono sole, che c’è una rete sul territorio pronta ad accoglierle e a risolvere con loro la situazione di stallo o di fallimento.
Molto spesso, nelle situazioni di crisi, le persone si focalizzano sulla difficoltà e sul problema, cercando soluzioni nel continuare a mettere in atto azioni secondo schemi già predefiniti. Così operando, la persona non riesce a valutare soluzioni alternative e il risultato è il continuare ad operare e pensare all’interno di un circolo vizioso che non lascia intravvedere vie d’uscita: le tentate soluzioni che non hanno dato esito positivo vengono ripetute finchè il circolo non si spezza.
Da qui vi è una caduta dell’autostima personale, un senso di inadeguatezza molto forte, l’insicurezza nelle proprie capacità viene meno, aumentano anche il senso di vergogna e l’isolamento dalla vita e dagli affetti quotidiani.
A questo punto il passo verso la depressione e/o la disperazione, che non devono essere confuse sotto uno stesso sintomo ma vanno distinte, è breve e da questo momento in poi recuperare la persona è più difficile MA NON IMPOSSIBILE.
E l’importanza di fare rete e di avere un centro di ascolto anticrisi è fondamentale per indurre chi vive nella disperazione, chi non vede altre vie d’uscita se non quella di porre fine alla propria vita, a chiedere aiuto e a non isolarsi.

La funzione di un centro di ascolto deve essere prima di tutto di supporto psicologico e di orientamento, poi di consulenza finanziaria.

Il servizio potrebbe essere strutturato 

  • Istituzione di un numero verde gestito ad orari
  • Primo contatto telefonico con l’utenza e primo colloquio telefonico per stabilire se vi è necessità solo di una consulenza finanziaria o anche psicologica. In quest’ultimo caso si deve fissare un appuntamento di persona al centro di ascolto o, se caso è già grave al telefono (minaccia di suicidio) si deve allertare subito pronto soccorso e/o forze dell’ordine
  • Primo appuntamento al centro di ascolto: analisi dei bisogni dell’utente, ascolto attivo, presa in carico
  • Eventuale invio ai servizi di psichiatria competenti sul territorio nel caso di disagio psichico, oppure alle associazioni di categoria nel caso di consulenze finanziarie o legali
  • Secondo appuntamento al centro di ascolto: inizio attività di counseling, sottoscrizione contratto psicologico con l’utente, ascolto attivo
  • definizione di futuri incontri con l’utenza, sia per continuare attività di counseling sia per iniziare orientamento e riqualificazione professionale laddove ce ne sia la possibilità

E’ fondamentale il ruolo dell’operatore del centro d’ascolto, sia nella funzione di filtro e di valutazione delle richieste d’aiuto, sia per una corretta segnalazione ed invio dell’utenza ai vari soggetti della rete.
L’approccio deve essere di tipo consulenziale, dove la competenza fondamentale è prima di tutto quella dell’ascolto della persona, in una logica di accettazione dell’altro e non in una logica giudicante per permettere la manifestazione aperta del disagio provato.
La persone si deve sentire accolta, accettata e accompagnata in un percorso di rinascita.
Come accolta si deve sentire la famiglia della persona in difficoltà: anche ai famigliari deve essere data la possibilità di usufruire del centro d’ascolto.

Debora Coradazzo 
Psicologa del Lavoro

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