Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

mercoledì 23 maggio 2012

Una città per dialogare




La città di Mogliano Veneto si è sempre contraddistinta negli scorsi anni per la vivacità e la presenza assidua dei cittadini nelle scelte delle varie Amministrazioni Comunali che si sono succedute, per l’offerta culturale, la solidarietà, l’accoglienza, la difesa dei valori della Costituzione, l’attivismo politico: Ha sempre espresso , dunque, la voglia di esserci da cittadini sensibili e responsabili.
Oggi non è venuto meno l’impegno volontario di moltissime persone, ci sono in città tante occasioni per offrire e svolgere attività che si occupano della difesa dell’ambiente, di welfare, di prevenzione sanitaria, di pari opportunità, di sport, di quartieri.
Osservo, però, una sorta di frammentazione e parcellizzazione delle tematiche che sono spesso trasversali e identiche in gruppi di interesse diversi . Noto una certa difficoltà nei rapporti tra le persone nel cogliere un punto di vista altro, diverso, se pur condivisibile negli obiettivi comuni che si vogliono perseguire.

Mi chiedo:

E’ possibile pensare di avviare un dialogo aperto ed autentico tra i cittadini, gruppi ed associazioni che abbiano a cuore il bene della città e dei propri abitanti, nel rispetto delle proprie connotazioni politiche e culturali, ma che si sentono accomunate dalle stesse istanze ed obiettivi?

E’ possibile pensare di mettere insieme il senso di un vissuto che , sì, è legato al luogo, alla città ed ai problemi che in essa sono implicati , ma che dipende ed è legato anche a temi di più largo respiro nei diversi piani sovracomunali, via via fino alla dimensione nazionale?

Dico questo perchè:

Vorrei vedere questa città che sappia intelligentemente mettere insieme i fili che conducono agli stessi obiettivi e valori condivisi, che sappia tessere la rete del dialogo, della collaborazione reciproca e della cultura che da sempre ha contraddistinto Mogliano.
Vorrei vedere questa città che intelligentemente sappia tenere insieme il rispetto reciproco di tutti coloro che si spendono in tutte le forme di attivismo e di impegno per il bene della città.
Se ogni gruppo di interesse locale continua ad attribuire alla realtà le proprie categorie conoscitive senza una apertura condivisa, allora non si potrà mai cogliere un punto di vista diverso, viene annullato, così facendo, il mondo dell’altro non riconosciuto come portatore degli stessi valori ed obiettivi in un’ ottica di personale visione del mondo e dei suoi problemi.
Invece è nell’incontro con gli altri che scopriamo la nostra dimensione relazionale, il proprio far parte di una comunità ed è proprio nel dialogo che cogliamo l’interezza del mondo.
La città appartiene a tutti. Non ci sono detentori di verità sui bisogni e le istanze dei cittadini. Se in gioco ci sono valori come “qualità della vita, giustizia sociale, pari opportunità, la salute, allora nessuno ha l’esclusiva proprietà di una tematica o di una verità, magari dettando agli altri regole, paletti e comportamenti. Se si riuscisse a spostare la visione puramente localistica delle cose, se si aprisse il dialogo tra chi si impegna per il bene della città, a tutti i livelli di attivismo, politica compresa, allora torneremo a vedere l’anima reale di Mogliano Veneto, quella vera dei cittadini che hanno a cuore una realtà migliore per tutti.
Io spero che questo potrà essere possibile, e sarebbe un bellissimo regalo per la nostra città.

Fiorella Fighera

venerdì 18 maggio 2012

Noi continuiamo a lavorare !!!




Molti partiti continuano nella ricerca ostinata di nuove vesti o  di nuovi movimenti i più  presentabili  all'opinione pubblica , e noi continuiamo invece nella immancabile  ricerca di esperienze di buona politica ,anche attraverso la continua proposizione di iniziative amministrative che siano sempre legate alle esigenze dei cittadini.

Nelle ultime due settimane si sono discusse in apposite commissioni due nostre mozioni :

-adozione di misure concrete per la sicurezza dei ciclisti nel territorio trevigiano

-adozione del codice etico “ Carta di Pisa” promosso dalla Associazione “Avviso Pubblico “

Tutte e due le nostre proposte che saranno oggetto di votazione il prossimo Consiglio Provinciale previsto per il 30 maggio p.v. , hanno visto l'adesione completa di tutti i Gruppi Consiliari , segno che esiste la possibilità di lasciare un segno anche se sei  un piccolo partito.

Per quanto attiene il problema della sicurezza dei ciclisti vi è stato un impegno reale , da parte della amministrazione provinciale, iniziando a collegare in maniera organica le varie piste ciclabili già presenti nei vari comuni , ma che spesso terminano tra i due confini , impedendo di fatto un reale collegamento in rete delle ciclabili già presenti nel nostro territorio. Verrà inoltre valutata la possibilità di inserire una cartellonistica ad hoc in tutte le strade non solo provinciali , ma anche quelle di competenza A.N.A.S. e Veneto Strade, ove sia presente un segnale che ponga gli automobilisti nella condizione di avere maggiore attenzione per la contemporanea presenza di ciclisti. Impegno formale sarà anche quello della creazione di un tavolo di coordinamento tra i vari comuni a cui sarà invitata anche la F.I.A.B.. per cercare di sensibilizzare le singole autorità comunale , nel rispettare una legge già presente che di fatto pone nella condizione che ogni nuova strada costruita , sia sempre accompagnata da una pista ciclabile.

Se la “ Carta di Pisa “ verrà fatta propria dalla Provincia di Treviso essa  diventerà il primo Ente locale del Nord , ad adottarla.
Questo codice etico impone agli amministratori provinciali un codice di comportamento improntato alla diligenza, lealtà, onestà, trasparenza, correttezza e imparzialità. Se la Provincia sottoscriverà questo codice dovrà promuoverlo insieme a tutti gli strumenti di partecipazione che rendono l'operato dell'amministrazione trasparente e aperto al giudizio della cittadinanza.
Tutti gli Amministratori non potranno ricevere regali oltre un certo valore, non potranno cumulare più cariche pubbliche, non potranno favorire parenti o comunque interessi privati, non potranno per almeno 5 anni dopo la fine del mandato avere incarichi in società con interessi contrattuali con Provincia, pena la decadenza del contratto.
Il Presidente della Provincia e la sua giunta si dovranno impegnarsi a dare ampia disponibilità alla magistratura e, nel caso di suo rinvio a giudizio, a rimettere il mandato in quanto trattasi di un primo giudizio e non di un giudizio rinviato.
Crediamo che l'adozione da parte degli amministratori di un codice etico possa sanzionare politicamente, fino al decadimento del mandato, tutti quei comportamenti spregevoli, immorali se non illegali, che insozzano le nostre istituzioni e aumentano la percezione di illegalità nelle nostre comunità. Una sanzione che dia nuovamente respiro e responsabilità alla politica e non carichi di troppe aspettative il ruolo della magistratura.

Fino a quando la Provincia come ente esisterà , noi continueremo a rispettare il mandato donatoci dagli elettori, mettendoci sempre maggiore impegno e volgendo sempre il nostro sguardo  verso i cittadini  . La democrazia potrà essere a rischio ma se gli altri si dondolano e parlano di quale  soluzione sia la migliore per abolirla, per poi non riuscire a trovare nulla che gli soddisfi , noi continuiamo ad “ adoperarla” perché non esiste cosa peggiore avere gli strumenti in mano e non fare nulla o quasi per adoperarli per il bene comune. 

Luigi Amendola
Capogruppo Sinistra Ecologia Libertà
Provincia di Treviso

giovedì 17 maggio 2012

Centro giovani : una storia di ordinaria follia

Molto spesso, in questo distaccamento da parte dell’opinione pubblica rispetto al bene comune e alla cosa pubblica, ci dimentichiamo di tenere sotto controllo gli interessi della comunità in cui viviamo, e così succede che il cittadino che dovrebbe essere il primo garante della correttezza delle scelte della propria classe dirigente, diventa invece complice del suicidio collettivo sull’altare degli interessi di pochi.
Le battaglie diventano un fenomeno di origine elitaria, completamente distaccate dal tessuto sociale e così facendo perdono di potenza, restano solo i gruppi o le associazioni che si ritrovano sole di fronte al potere e inermi rispetto alle sue scelte scellerate.
La storia che vi voglio raccontare sta sera parla proprio di questo, di come la collettività ha costruito un progetto e di come un amministrazione si sia sentita legittimata a toglierlo, senza avere un coro unanime di disapprovazione. 
Torniamo indietro  di  circa una dozzina d’anni, siamo proprio qui a Mogliano, c’era un clima sociale molto vivace e partecipato in quel periodo che portò alla creazione di molti movimenti e molte associazioni, una di queste era formata da un gruppo di ragazzi e ragazze neomaggiorenni che insieme all’amministrazione parteciparono ad un concorso Europeo per vedersi assegnare i fondi per la costruzione di una struttura che potesse stimolare il protagonismo giovanile. Era forse l’ultimo tassello mancante per completare un impianto di welfare invidiato da molte altre realtà del territorio.

Succede poi che il concorso viene vinto, viene fatto il progetto e cominciano i lavori.
In poco tempo viene finalmente costruito il centro e inaugurato nel 2008 con la prima giunta Azzolini di centrosinistra. Diventa ben presto un fiore all’occhiello per la nostra città, dato che si trattava dell’unica struttura di questo tipo presente nel territorio Trevigiano.

Viene fatta una gara d’appalto per la gestione di questa grossa mole di servizi, che viene poi vinta dalla cooperativa CARACOL. Gli operatori entrano subito in contatto con i giovani dell’associazione Nite Park creando un sodalizio molto forte che dona nuova linfa alla città sotto il profilo artistico, culturale e aggregativo. In pochi mesi il Centro Giovani “ La Svolta” diventa un polo attrattivo non solo per la popolazione giovanile Moglianese, ma per tutto il Veneto. 

Sarebbe però troppo semplice chiudere questo nostro racconto con questo che sarebbe comunque un ottimo lieto fine. Infatti da quel momento in poi la situazione è precipitata vertiginosamente. Caduta la Giunta Azzolini entra in ballo il commissario che chiude il Centro per motivi burocratici, a suo dire, e promette comunque che si tratta di un passaggio obbligato ma temporaneo e che in breve tempo la struttura sarebbe stata riaperta, la realtà però è che ancora ad oggi, dopo quattro anni la struttura è chiusa e in crescente degrado.

Dopo l’ anno di commissariamento le forze politiche si riorganizzarono in vista delle elezioni e il centrosinistra in preda alla solita guerra fratricida decide di scaricare Azzolini e la sua “Lista Giovani”, che salta il fosso e si propone in un’inedita alleanza con la Lega Nord. Nel programma elettorale viene inserita tra i punti la riapertura della struttura, ma ben presto l’ex sindaco si deve trovare a fare i conti con i mal di pancia leghisti che non vedono di buon occhio la potenza socio-culturale del centro. Così una volta rieletto, in preda ad un orgasmo Padano, Azzo giustifica la mancata riapertura del centro con il fatto che era stata trovata della marijuana nel parco. Perché logicamente se si trova della droga per strada la soluzione per debellare il problema alla radice è chiudere quella via. Un’argomentazione a dir poco imbarazzante e paradossale per un uomo che fino ad un anno prima era stato uno dei promotori principali del centro.

Ma la pagina più nera di questa storia si consuma in Consiglio Comunale, il 21 Dicembre del 2009, quando la maggioranza propone la vendita di alcuni beni immobili ad SPL fra cui il Brolo, villa Longobardi e parte del complesso Piranesi.

Comincia a girare la voce che tra questi beni rientri anche il Centro Giovani, e questo spinge i ragazzi dell’ associazione Nite Park ad accorrere in massa al consiglio, salvo poi scoprire che nella delibera presentata non era per nulla menzionata “la Svolta” e così, rasserenati dalla notizia, dopo due ore e mezza i ragazzi abbandonano la sala. Quando l’ ultimo varca l’ uscita del portone del Municipio, un consiliere della lista Giovani propone un emendamento per mettere in vendita anche il Centro Giovani, tra le malefiche risate dei consiglieri di maggioranza e del Sindaco. Ribassando il prezzo a 900.000 Euro. 



Col senno di poi si può parlare di una vera e propria strategia poiché la società che già allora vantava 4 milioni di Euro di debiti, oggi è in liquidazione e non essendo più l’ immobile di proprietà del comune, quest’ultimo non ne può neanche fruire dei servizi, salvo con patti a breve termine.

Allo stato attuale la struttura è lasciata a se stessa, come una grande cattedrale nel deserto chiusa ai fedeli,questi ultimi coccolati dal ricordo e percossi nel cuore dalla realtà, dal vedere come l’ erba alta divora i muri, come la polvere si posa a sacchi sui tavoli, come i vandali seminano immondizia, come la pioggia allaghi il piano terra, come i murales artistici che una volta addobbavano gli esterni ora siano stati offuscati da razzie varie.

A lottare sono rimasti due gruppi di ragazzi, Seekers e Nite Park, che continuano quella che ormai sembra una battaglia contro i mulini a vento, soli di fronte all’ opinione pubblica, alle associazioni e al comune.

Facendo un analisi e dovendo valutare quali sono le cause a mio avviso bisogna muoversi in due direzioni. La prima è quella politica, precisamente quella della Lega Nord che già nel suo esprimersi denota un lessico che fa a pugni con la cultura, e anche nelle sue agire e in quelle che sono le sue scelte ha un concetto di quest’ultima che si può riassumere con un piatto di radicchio e una bottiglia di prosecco. La xenofobia si manifesta non solo sotto il profilo razziale, ma c’è anche un forte fattore culturale, per cui si rimane ancorati alle proprie convinzioni, non accogliendo le nuove che arrivano e restando quindi relativamente ignoranti rispetto al mondo che ci circonda. Vi chiederete cosa centra questo con “La Svolta”, bè la svolta gli fa paura, perché là si produceva cultura, era una fabbrica in continua espansione che a confronto con quella del Carroccio l’ avrebbe sovrastato e distrutto sotto il profilo socio-emotivo ed elettorale, quindi è stata eliminata alla radice.

In seconda battuta dobbiamo guardare ad un modello di sviluppo urbano diverso da quello attuale, poiché si costruisce in maniera incontrollata e senza pensare all’ aggregazione degli uomini. Viviamo difronte a generali di cemento, inglobati in gabbiette da uccellini che chiamiamo monolocali e non sappiamo a mala pena come si chiama il ragazzo che abita il poltrone di fronte al nostro. La distruzione dei parchi pubblici, la desolazione delle piazze sono solo alcuni dei processi che portano alla solitudine l’ essere umano. Come dice John Donne “ nessun uomo è un isola”, c’è bisogno di condivisione e di circolazione delle idee, dei pensieri, delle storie e delle emozioni, perché solo con l’ interscambio far tutti potremmo tendere ad una crescita della collettività, sennò se tutto questo resta chiuso nelle nostre menti e non ha valvole di sfogo resta tale e quale, non tenderà mai né al peggio né al meglio, ma rimarrà in una assoluta piattezza noiosa. Per questo dobbiamo stimolare la costruzione e la messa in opera di luoghi di aggregazione traendo spunto dalla antica idea di Agorà dei Greci, dove si dialogava e si parlava della cosa pubblica e ci si sentiva realmente parte di un corpo unico.

Questa storia che vi ho raccontato questa sera potrebbe essere accompagnata da mille e altre storie, il senso però che vi voglio far passare è che la cattiva politica è inversamente proporzionale al tasso di partecipazione dei cittadini. Più la popolazione si astiene e se ne frega e più ci trasformiamo da democrazia in oligarchia, il governo di pochi, che incontrollati allungano le mani sul patrimonio di tutti.

“Libertà è partecipazione” Giorgio Gaber.





Giacomo Nilandi.