Quest’
anno, con il compimento del diciottesimo anno di età, si affacciano
sulla scena dell’elettorato per la prima volta i nati del 1994.
Persone cioè che sono nate e cresciute bombardate costantemente
dall’esercito mediatico del Cavaliere, non più giovani cittadini
ma pubblico o spettatori passivi del suo show, formati
all’indifferenza, alla non partecipazione, all’odio politico e
all’ odio della politica. Abituati all’equazione divertimento
uguale sballo, festini a luci rosse, trasgressione estrema, soldi e
ville.
Catechizzati
a considerare la figura femminile come uno strumento del piacere
attraverso l’ invenzione delle varie “Veline” “Letterine”,
che con i loro tacchi a spillo e i loro bikini spostano l’
attenzione da ciò che dicono a ciò che hanno o meglio che non hanno
addosso. Memorabili le battute a più riprese sulla Bindi, come del
resto quelle ad Atreju 2010 <<Vi invito a sposare
una donna ricca>>
, << Io ho
la figlia libera
di sposarsi, so che interessa perché sono simpatico, ho un po’ di
grano e comincio a essere vecchio >>. Ma questa distorsione
dell’essere donna non poteva di certo lasciarla fuori dal
parlamento, ecco quindi comparire dal cilindro del “Papi” le
varie Minetti , Brambilla e Carfagna.
Passaggio
non meno importante è quello dell’omologazione delle menti ad un
target primitivo attraverso il mezzo televisivo. Ariete di questo
maligno progetto è Mediaset, che ogni anno sforna programmi sempre
più demenziali, mostri mediatici, con l’ obbiettivo di incantare
la gente nella visione di un mondo fantastico, irrazionale,
irraggiungibile, ricco e sereno, con telegiornali creati a doc per
esaltare la sua figura, con programmi sportivi, quiz, reality,
fiction, soap-opera e serie americane. Tutto questo per allontanare
l’ opinione pubblica dai fatti di tutti i giorni, riducendo tutti a
commentare l’ ultima puntata di C.S.I più tosto che l’ ultimo
entrato nel GF. L’ introduzione poi delle pubblicità, delle
promozioni, delle televendite ha dato una spinta fondamentale al
consumismo sfrenato senza regole, a scuola i ragazzi non sanno più a
memoria i canti di Dante ma bensì i vari spot , si è cominciata una
pazza corsa al confort, magari anche a rate pur di raggiungere lo
status-simbol e diventare come la televisione mi dice di essere. Una
volta al governo, non sazio del suo impero, B. si è divorato anche
la Rai, defenestrando i vari Biagi, Luttazzi e per ultimo Santoro,
importando però i vari Minzolini, Vespa, Mimmum .
Il
Degrado femminile e televisivo ha conseguentemente prodotto il
degrado culturale, il cui messaggero è una neo-lingua che tende ad
assimilare tutto ciò che ha una benché minima affinità , togliendo
così all’individuo anche la difficoltà di conoscere più vocaboli
per descrivere un fenomeno. A cosa serve avere un lessico ricco ed
appropriato quando tutto ciò che va contro di lui è comunista. I
magistrati che lo indagano sono comunisti, la stampa è comunista,
addirittura l’ arbitro che non ha fischiato il rigore al Milan è
comunista. Così facendo la gente si blocca non appena sente questa
parola, senza indagare, perché tanto ormai si è fatta avanti la
concezione che l’ essere comunista (sinonimo ormai di sinistra) di
qualcuno o di qualcosa voglia per forza dire torto, malafede,
schifo. Questo impoverimento ha fatto sì che si creasse un sub
strato popolare che piano piano si è sparso a macchia d’olio.
In
tutto questo è mancata la presenza forte di un modello non
alternato, ma alternativo, da parte del centro sinistra e delle altre
forze politiche, che invece di proporre il futuro si sono limitate a
criticare il presente, non presentando una seconda via da percorrere
pur consapevoli che quella su cui si stava camminando avrebbe portato
a questo. La responsabilità dello scempio del nostro stato è da
addebitare quindi anche alle altre forze politiche, che
paradossalmente sono diventate conservatrici del malato progressismo
delle destre.
Il
risultato finale di tutto ciò sta nella formazione dei giovani che
sempre più si stanno distanziando dal mondo della politica perché
convinti che sia una cosa che non li riguardi direttamente, perché
gli è stato inculcato quel senso di mediocrità per cui ci sarà
sempre qualcuno più bravo di te a occuparsi di queste questioni,
perché rassegnati al fatto che non cambierà mai niente, perché
schiavi dei luoghi comuni che dicono che i politici sono tutti dei
ladri, perché quando arrivano a casa non guardano il telegiornale e
se lo fanno si affidano alla informazione di Studio Aperto o del Tg4
o del Tg5 o del Tg1, perché se possono scegliere se andare in piazza
a sentire un comizio o passare una giornata al centro commerciale
loro cosa pensate che scelgano, perché vedono i loro genitori che
non vanno a votare, perché non si parla più di politica in
casa,perché non si sa più quando ci sono le feste nazionali e come
mai sono state indette, perché a scuola si arriva a studiare la
storia solo fino alla seconda guerra mondiale, perché per loro la
politica sono i palazzi, perché per loro o sei fascista o sei
comunista senza alcuna sfumatura, perché loro non pensano mai al
proprio futuro e a quello del proprio paese. Credo però che tutto
ciò sia giustificato dall’ ambiente che li ha educati dalla
nascita alla maggiore età.
La
dimostrazione del distacco dalla vita pubblica dei miei coetanei si è
avuta quest’ oggi quando il Prof. Monti ha pronunciato queste
parole: <<L'idea di un posto fisso per tutta la vita? Che
monotonia!>>. Fossimo stati in qualsiasi altra democrazia
moderna che avesse un tasso di disoccupazione giovanile reale al
38,7% , i giovani con alle spalle i loro padri cassaintegrati
avrebbero reagito in qualche modo, invece qui in da noi si affida la
protesta ai post di Facebook. Nessuno sa delle parole del nostro
premier, ma fatto ancor più grave nessuno sa’neanche che cos’è
il tasso di disoccupazione giovanile reale e che è a livelli così
elevati.
Se
si vuole una nuova Italia bisogna iniziare a costruire le sue
fondamenta su quelli che realmente godranno di un nostro eventuale
lavoro, ma ciò non va fatto in forma elitaria, perché sennò si
rischierebbe di allontanarsi ancora di più dal popolo. La vera
ricetta del cambiamento è il rendere le nuove generazioni
protagoniste della cosa pubblica, riportarle dallo stadio di pubblico
pagante allo stadio di cittadino pensante, cambiando i temi al
centro dell’ azione politica , parlando cioè dei nostri problemi e
non di quelli del nostro avversario politico.
Bisogna
tornare nelle piazze, andare nei bar, nelle osterie, in tutti quei
poste dove la gente vive. Bisogna creare delle grandi assemblee in
cui ognuno conta uno, cercare il più possibile di diminuire le forme
di democrazia rappresentata e incrementare invece quelle di
democrazia diretta, facendo capire alla gente che la politica è il
bene comune e che quindi non si tratta di intrallazzi di palazzo ma
delle cose a te più vicine come l’ acqua, la scuola, i trasporti,
l’ ambiente, l’ energia, il lavoro. Al centro degli interessi non
ci deve più essere la fama personale, l’ arricchimento,le
statistiche dei consensi, il denaro. Per un’ azione politica che
diverga da quelle recenti ,che riesca ad abbattere il tasso di
astensione,di disinteresse soprattutto giovanile è necessario
riverificare la scala delle priorità, ponendo al primo posto la vita
sociale e non quella della finanza.
Più
si posticipa questo tipo di intervento è più si avvicina la nascita
dei nipotini di B.
Giacomo Nilandi. Un diciottenne.
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