Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

giovedì 2 febbraio 2012

I Figli di B.



Quest’ anno, con il compimento del diciottesimo anno di età, si affacciano sulla scena dell’elettorato per la prima volta i nati del 1994. Persone cioè che sono nate e cresciute bombardate costantemente dall’esercito mediatico del Cavaliere, non più giovani cittadini ma pubblico o spettatori passivi del suo show, formati all’indifferenza, alla non partecipazione, all’odio politico e all’ odio della politica. Abituati all’equazione divertimento uguale sballo, festini a luci rosse, trasgressione estrema, soldi e ville.
Catechizzati a considerare la figura femminile come uno strumento del piacere attraverso l’ invenzione delle varie “Veline” “Letterine”, che con i loro tacchi a spillo e i loro bikini spostano l’ attenzione da ciò che dicono a ciò che hanno o meglio che non hanno addosso. Memorabili le battute a più riprese sulla Bindi, come del resto quelle ad Atreju 2010 <<Vi invito a sposare una donna ricca>> , << Io ho la figlia libera di sposarsi, so che interessa perché sono simpatico, ho un po’ di grano e comincio a essere vecchio >>. Ma questa distorsione dell’essere donna non poteva di certo lasciarla fuori dal parlamento, ecco quindi comparire dal cilindro del “Papi” le varie Minetti , Brambilla e Carfagna.
Passaggio non meno importante è quello dell’omologazione delle menti ad un target primitivo attraverso il mezzo televisivo. Ariete di questo maligno progetto è Mediaset, che ogni anno sforna programmi sempre più demenziali, mostri mediatici, con l’ obbiettivo di incantare la gente nella visione di un mondo fantastico, irrazionale, irraggiungibile, ricco e sereno, con telegiornali creati a doc per esaltare la sua figura, con programmi sportivi, quiz, reality, fiction, soap-opera e serie americane. Tutto questo per allontanare l’ opinione pubblica dai fatti di tutti i giorni, riducendo tutti a commentare l’ ultima puntata di C.S.I più tosto che l’ ultimo entrato nel GF. L’ introduzione poi delle pubblicità, delle promozioni, delle televendite ha dato una spinta fondamentale al consumismo sfrenato senza regole, a scuola i ragazzi non sanno più a memoria i canti di Dante ma bensì i vari spot , si è cominciata una pazza corsa al confort, magari anche a rate pur di raggiungere lo status-simbol e diventare come la televisione mi dice di essere. Una volta al governo, non sazio del suo impero, B. si è divorato anche la Rai, defenestrando i vari Biagi, Luttazzi e per ultimo Santoro, importando però i vari Minzolini, Vespa, Mimmum .
Il Degrado femminile e televisivo ha conseguentemente prodotto il degrado culturale, il cui messaggero è una neo-lingua che tende ad assimilare tutto ciò che ha una benché minima affinità , togliendo così all’individuo anche la difficoltà di conoscere più vocaboli per descrivere un fenomeno. A cosa serve avere un lessico ricco ed appropriato quando tutto ciò che va contro di lui è comunista. I magistrati che lo indagano sono comunisti, la stampa è comunista, addirittura l’ arbitro che non ha fischiato il rigore al Milan è comunista. Così facendo la gente si blocca non appena sente questa parola, senza indagare, perché tanto ormai si è fatta avanti la concezione che l’ essere comunista (sinonimo ormai di sinistra) di qualcuno o di qualcosa voglia per forza dire torto, malafede, schifo. Questo impoverimento ha fatto sì che si creasse un sub strato popolare che piano piano si è sparso a macchia d’olio.
In tutto questo è mancata la presenza forte di un modello non alternato, ma alternativo, da parte del centro sinistra e delle altre forze politiche, che invece di proporre il futuro si sono limitate a criticare il presente, non presentando una seconda via da percorrere pur consapevoli che quella su cui si stava camminando avrebbe portato a questo. La responsabilità dello scempio del nostro stato è da addebitare quindi anche alle altre forze politiche, che paradossalmente sono diventate conservatrici del malato progressismo delle destre.
Il risultato finale di tutto ciò sta nella formazione dei giovani che sempre più si stanno distanziando dal mondo della politica perché convinti che sia una cosa che non li riguardi direttamente, perché gli è stato inculcato quel senso di mediocrità per cui ci sarà sempre qualcuno più bravo di te a occuparsi di queste questioni, perché rassegnati al fatto che non cambierà mai niente, perché schiavi dei luoghi comuni che dicono che i politici sono tutti dei ladri, perché quando arrivano a casa non guardano il telegiornale e se lo fanno si affidano alla informazione di Studio Aperto o del Tg4 o del Tg5 o del Tg1, perché se possono scegliere se andare in piazza a sentire un comizio o passare una giornata al centro commerciale loro cosa pensate che scelgano, perché vedono i loro genitori che non vanno a votare, perché non si parla più di politica in casa,perché non si sa più quando ci sono le feste nazionali e come mai sono state indette, perché a scuola si arriva a studiare la storia solo fino alla seconda guerra mondiale, perché per loro la politica sono i palazzi, perché per loro o sei fascista o sei comunista senza alcuna sfumatura, perché loro non pensano mai al proprio futuro e a quello del proprio paese. Credo però che tutto ciò sia giustificato dall’ ambiente che li ha educati dalla nascita alla maggiore età.
La dimostrazione del distacco dalla vita pubblica dei miei coetanei si è avuta quest’ oggi quando il Prof. Monti ha pronunciato queste parole: <<L'idea di un posto fisso per tutta la vita? Che monotonia!>>. Fossimo stati in qualsiasi altra democrazia moderna che avesse un tasso di disoccupazione giovanile reale al 38,7% , i giovani con alle spalle i loro padri cassaintegrati avrebbero reagito in qualche modo, invece qui in da noi si affida la protesta ai post di Facebook. Nessuno sa delle parole del nostro premier, ma fatto ancor più grave nessuno sa’neanche che cos’è il tasso di disoccupazione giovanile reale e che è a livelli così elevati.
Se si vuole una nuova Italia bisogna iniziare a costruire le sue fondamenta su quelli che realmente godranno di un nostro eventuale lavoro, ma ciò non va fatto in forma elitaria, perché sennò si rischierebbe di allontanarsi ancora di più dal popolo. La vera ricetta del cambiamento è il rendere le nuove generazioni protagoniste della cosa pubblica, riportarle dallo stadio di pubblico pagante allo stadio di cittadino pensante, cambiando i temi al centro dell’ azione politica , parlando cioè dei nostri problemi e non di quelli del nostro avversario politico.
Bisogna tornare nelle piazze, andare nei bar, nelle osterie, in tutti quei poste dove la gente vive. Bisogna creare delle grandi assemblee in cui ognuno conta uno, cercare il più possibile di diminuire le forme di democrazia rappresentata e incrementare invece quelle di democrazia diretta, facendo capire alla gente che la politica è il bene comune e che quindi non si tratta di intrallazzi di palazzo ma delle cose a te più vicine come l’ acqua, la scuola, i trasporti, l’ ambiente, l’ energia, il lavoro. Al centro degli interessi non ci deve più essere la fama personale, l’ arricchimento,le statistiche dei consensi, il denaro. Per un’ azione politica che diverga da quelle recenti ,che riesca ad abbattere il tasso di astensione,di disinteresse soprattutto giovanile è necessario riverificare la scala delle priorità, ponendo al primo posto la vita sociale e non quella della finanza.
Più si posticipa questo tipo di intervento è più si avvicina la nascita dei nipotini di B.

Giacomo Nilandi. Un diciottenne.

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