Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

venerdì 16 dicembre 2011

L'Italia sono anche io


Egregio signor Presidente Giorgio Napolitano,
siamo la classe II A della scuola secondaria statale di primo grado “Dario Bertolini”. Ci rivolgiamo a Lei perché più che una persona a cui chiedere qualcosa, è un’icona custode delle nostre speranze. Le scriviamo questa lettera per darLe il nostro sostegno, e per confermare la sua idea: offrire la cittadinanza ai bambini nati in Italia anche se figli di stranieri. Loro dovrebbero avere questo “privilegio”, perché se i genitori di un italiano dovessero perdere il lavoro lo Stato li aiuterebbe. Ma se dovessero perderlo i non-cittadini non verrebbero aiutati e sarebbero costretti a ritornare al loro paese o soffrire la fame. Il secondo concetto è che non dando la cittadinanza agli immigrati solo per il sangue diverso sarebbe razzismo puro; dopotutto gli stranieri contribuiscono allo Stato pagando le tasse a differenza di qualche cittadino blasonato che ha la superbia di vantarsi di essere l’unico vero purosangue; in più si correrebbe il rischio di commettere uno sbaglio già manifestatosi nella storia dell' umanità, e noi troviamo perfetto per questa situazione il seguente detto: errare è umano, perseverare nello stesso errore è diabolico. Ricordiamo che lo stesso inno di Mameli, parlando nella terza strofa del “...suol natìo..." riconosceva, già nell'800 (pur se indirettamente), la cittadinanza a coloro che erano nati sul suolo italico. Infine siamo d'accordo con la proposta di Save the Children di allargare la cittadinanza ai ragazzi cresciuti in Italia: non ci riferiamo soltanto alla crescita fisica, ma anche e soprattutto a quella culturale, sentimentale, comportamentale e spirituale. Quanto alla questione molto particolare della cittadinanza a bambini accompagnati giunti clandestinamente in Italia, una valida proposta pensiamo sia l' “affidamento” ad organizzazioni non governative dedite ai diritti dei minori. In fondo siamo tutti bambini. Tutti uguali. E non è importante di che nazione siano i parenti; è giusto che questi ragazzi abbiano i nostri stessi diritti. Distinti saluti.
gli alunni e le alunne della classe II A scuola secondaria statale di primo grado “Dario Bertolini 


firma la petizione on line
http://www.litaliasonoanchio.it/

giovedì 8 dicembre 2011

Come prima più di prima.


"Sacrifici ma nel segno dell'equità, per combattere la crisi”:

così Monti pochi giorni fa in Parlamento. La sua manovra ci consegna oggi una
promessa mantenuta solo nella prima metà: i sacrifici ci sono tutti, mentre dell'equità sociale non rimane traccia. Per questo la nostra contrarietà nel merito dei singoli provvedimenti è profonda. Nell'azione del governo cambia lo stile, ma il segno politico resta la continuità con le manovre precedenti.

Quella sulla prima casa è una stangata, aggravata dalla rivalutazione delle rendite catastali, mentre manca una tassazione anche minima sui veri patrimoni.

Sulle pensioni spariscono subito gli adeguamenti alla crescita del costo della vita, l'età pensionabile è allungata indiscriminatamente per tutti e non si distingue tra diversi tipi di lavoro; manca qualsiasi misura di garanzia di pensione futura per i giovani, già in gran parte precari e disoccupati. Ad essere più colpite sono le donne, schiacciate tra i continui tagli alla spesa sociale e l'aumento del peso familiare dentro la crisi.

Si aumenta l'Iva di due punti, agendo indiscriminatamente sui consumi e penalizzando, senza distinzioni tutti gli italiani.

Se si passa dai tagli alla crescita, cioè al capitolo da cui dipende la vera ripresa economica del nostro Paese, ci si trova davanti il nulla: nulla sul Mezzogiorno, nulla sul dissesto idrogeologico, nulla sulle energie rinnovabili, nulla per gli investimenti in innovazione e sviluppo.

C'è una strada alternativa a quella del governo Monti che oggi ci consegna una recessione senza crescita, senza politiche industriali, senza lavoro:
una patrimoniale adeguata e la messa in atto, da subito, di una serie di azioni per reperire risorse a partire dai grandi patrimoni e dalle rendite.

ecco cosa proponiamo noi 



Centralità della patrimoniale, prima straordinaria e poi ordinaria
La patrimoniale straordinaria, tassando le ricchezze finanziarie liquide del 20% della popolazione italiana più ricca, fornisce un gettito immediato di 200 miliardi di euro. L'imposta patrimoniale ordinaria produce un gettito annuo di 3 miliardi di euro.

Accordi internazionali contro la fuga dei capitali
Con la firma di accordo internazionale tra la Svizzera e l'Italia sul controllo e
sulla identificazione dei flussi finanziari si produce un gettito che va dai 20 ai 30 miliardi di euro.

Trasparenza e lotta all'evasione fiscale
Reintroduzione del falso in bilancio, l'introduzione della soglia massima di contante a 300 euro, elenco telematico clienti-fornitori per ogni impresa di qualsiasi dimensione, obbligatorietà del sistema di pagamento elettronico in tutti gli esercizi e attività professionali, dichiarazione e pubblicazione dei redditi e i patrimoni on line obbligatoria,
patrimoniale sui beni immobili, l'ICI sugli immobili di proprietà della Chiesa (oggi esentati) e addizionali Irpef su abitazioni per combattere evasione e affitti in nero.

Colpire i capitali scudati
Vanno attuate maggiori sanzioni per la seconda rata dei condoni IVA spariti e una maggiorazione d'imposta (dal 5 al 20%) sui capitali scudati. Con queste misure il gettito previsto è di 15 miliardi di euro.

Decisa lotta alla corruzione
Rafforzamento dell'attività di contrasto ed indagine in capo alla Corte dei Conti. La stima corrente della corruzione ammonta a perdite pari a 50 miliardi di euro l'anno.

Equità a partire dal fisco
Defiscalizzazione delle fasce deboli, con riduzione dal 23 al 20% dell'aliquota sui redditi più bassi, compensata da aliquote su redditi alti. Addizionale Irpef per le case sfitte limitatamente alle grandi città.

Tassazione sulle emissioni inquinanti
Una tassazione progressiva rivolta ai mezzi più potenti ed ecologicamente
inefficaci. Gettito potenziale di 500 milioni di euro.

Tassazione degli immobili di lusso
Oggi per castelli e immobili di pregio non è prevista alcuna tassa.

Ridurre le spese militari
Altri 4,4 miliardi di euro si ricavano dalla riduzione degli organici delle forze armate, dal blocco dei contratti per la realizzazione di cacciabombardieri e sommergibili, dal ritiro delle truppe dall'Afghanistan e da tutte le missioni internazionali che non abbiano la copertura
dell'ONU.

Frequenze TV
Gettito potenziale dai 4 ai 6 miliardi di euro. Bloccare la gara che concede gratuitamente
sei frequenze tv per 20 anni alle televisioni nazionali dominanti (RAI e Mediaset). Una gara fondata sulla gratuità che permette ai vincitori di rivendere le frequenze dopo 5 anni senza alcuna autorizzazione ministeriale.

Sinistra Ecologia Libertà

martedì 6 dicembre 2011

Democrazia


Mi piace immaginare la democrazia come un sistema che conceda realmente al cittadino di partecipare alle scelte dei propri governanti, un sistema che protegga la libertà d'espressione e che condanni qualsiasi forma di repressione, ma sopratutto, un sistema che possa farti sentire davvero libero.
Democrazia è la possibilità di scegliere i propri rappresentanti che governino e legiferino nell' interesse dei cittadini.

Democrazia è rispetto dei diritti di tutti i cittadini qualunque sia il sesso,la religione,la razza,democrazia è che la maggioranza lavori anche nell' interesse della minoranza.
Il cardine della democrazia è la libera informazione,siamo in democrazia?

Leggendo la rivista MO_VE oggi 6 Dicembre 2011 rimango basita, mi pongo un interrogativo : ma questi politici che amministrano il nostro comune sanno che significa DEMOCRAZIA? Di sicuro non la conosce il capogruppo della Lega Nord , nonché Consigliere Comunale, Sig. Massimo Zardetto .
Leggo a pagina 16 in una sua intervista queste testuali parole: “ORA FINALMENTE SI GOVERNA ! Si è creato un bel gruppo di maggioranza , compatto, trasparente desideroso di realizzare , per quanto possibile viste le poche economie ed i tanti debiti ereditati , i sogni dei Moglianesi .
Da oggi in poi l'opposizione in Consiglio Comunale dovrà esssere solo costruttiva e chiara negli interessi dei cittadini, se si dovesse limitare, come sino ad ora , a chiacchiere perditempo sarà EMARGINATA e ZITTITA”

Bel gruppo di maggioranza compatto solo per svendere il Patrimonio Comunale negli interessi dei cittadini.?

Avete deciso di smantellare la MO_SE , scorporando la parte che attiene alla gestione delle pulizie da quella della refezione , operazione che permetterà , con una certa probabilità , la riorganizzazione dell'organico (di conseguenza licenziamenti certi).

La giunta si è rifiutata di dare all'opposizione il tempo per parlare con le parti sociale coinvolte.
Avete anche deciso la dismissione dell'Asilo nido Comunale Lilluput, democraticamente ?

Ricordo al sig. Zardetto che la Lega in questo momento è all'opposizione al governo!
DEVE ESSERE EMARGINATA e ZITTITA?

Consiglio a chi non conosce questo significato di andarselo a cercare:

DEMOCRAZIA”
il significato moderno di democrazia è molto diverso da quello antico. Per i Greci la democrazia coincideva con la partecipazione diretta del popolo alle decisioni che riguardavano la polis. Nelle moderne democrazie, al contrario, la sovranità popolare si esercita attraverso le elezioni, con le quali il popolo si sceglie i suoi rappresentanti. Non dobbiamo dimenticare però che la vita politica si svolge oggi in grandi stati, mentre nella Grecia del VI e del V secolo avanti Cristo non esisteva uno Stato, ma una serie di città-stato. Del resto da dove viene la parola politica? Anche politica è una parola greca. Politica viene da polis, che significa appunto città. Se nella democrazia ateniese la politica attiva rimaneva nelle mani degli abitanti della città, nella democrazia moderna questo passa ai politici. Nell'antica Atene, insomma, tutti i cittadini, proprio perché cittadini, erano dei politici. Nelle democrazie moderne, invece, solo quelli che siedono in Parlamento, in genere vengono considerati dei politici. Essere dei politici, però, significa, nella nostra democrazia, esercitare l'attività politica non per se stessi, ma in nome di un solo sovrano: il popolo. Nelle democrazie occidentali la società civile è sempre più direttamente impegnata in politica. Una moderna polis, costituita da associazioni, gruppi di pressione, gruppi economici, preme direttamente sulla decisione politica. Se i cittadini diventano soggetti politici attivi, ne guadagna certamente la vitalità di una democrazia.

Fabiola Caramel

sabato 3 dicembre 2011

L’economia della povertà



Dicono a proposito del clima, che la vita e la salute di milioni di persone sono a rischio e vediamo come questo rischio sia già tragicamente reale. I nostri lungimiranti politici cosa ne pensano? Pensano che si deve continuare a incentivare il traffico automobilistico e il trasporto su gomma, investendo in grandi infrastrutture autostradali che richiedono immense colate  di cemento.

Dicono che la velocità con cui oggi avvengono i processi economici è paragonabile solo alla voracità che li ispira, che l’abbattimento di ogni garanzia è garantito dalla possibilità di raggiungere velocemente ogni angolo del mondo per scavalcare leggi e normative di tutela dei lavoratori e dell’ambiente. E i politici che fanno? Investono enormi risorse in costosissimi treni super veloci che sfrecceranno, sbeffeggiandoli, davanti agli stanchi pendolari accampati nelle stazioni d’Italia, in attesa di treni sporchi, fatiscenti e cronicamente in ritardo .
Dicono che il consumo di suolo ha raggiunto livelli allarmanti, tanto da spingere le grandi multinazionali ad accaparrarsi le terre dei paesi poveri (Land grab) e i nostri politici cosa propongono? Cemento, cemento e ancora cemento; capannoni, parcheggi, centri commerciali, strade, autostrade, svincoli e terze corsie (a quando le quarte?).
Dicono che il meraviglioso paesaggio italiano, nostra storica, preziosa, unica e inimitabile materia prima, è ridotto a brandelli a causa di appetiti speculativi e decennali conflitti di competenza, che annichiliscono l’art. 9 della Costituzione (la Repubblica (….) tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione). E i nostri politici, non contenti del disastro in atto, strillano sguaiatamente contro le competenze statali a tutela del paesaggio; dice Riccardi: «Non è possibile che un funzionario dello Stato, solo perché non deve rispondere a nessuno (e il riferimento va alla Soprintendenza) sia in grado di bloccare decine di opere e di investimenti”. Probabilmente quel residuo di sovranità costituzionale, impedisce di portare agevolmente a termine l’opera di squartamento di quello che una volta, con un po’ di sana invidia,  veniva chiamato “il Bel Paese”. Dall’editto del camerlengo Albani(1733) al concetto di Heimatshutz tedesco, la tutela del “volto amato della patria” (Ruskin e Croce) si dipana nei secoli per arrivare fino a noi, ai nostri costituenti. Un articolo, il 9, chiaroveggente, incastonato tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, ancor prima del ripudio della guerra e della bandiera nazionale. Esso racchiude in sè una consapevolezza storica circa la qualità di utilitas publica di un paesaggio unico al mondo,  per dote naturale e per quantità e qualità delle opere d’arte diffuse su tutto il territorio; un museo generale, una ricchezza immensa che sta per essere gettata in pasto ai costruttori.
Dicono che l’equilibrio idrogeologico è a rischio, che la nostra stessa vita è minacciata dalla protervia e dall’ignoranza di un governo del territorio che ha stravolto e  violentato fiumi e golene, colline e montagne. E i politici continuano a delirare di “unico sviluppo possibile”, a straparlare di “piattaforme logistico- operative”, e a vomitare progetti da anni sessanta.
Dicono che non ci sono soldi per rendere le scuole luoghi sicuri, dove in nostri figli possano imparare ad affrontare la vita senza il rischio di perderla a causa di un crollo improvviso; non ci sono soldi per l’assistenza degli anziani e dei disabili, per curare al meglio tutti coloro che non possono ricorrere a cure private, non ci sono soldi per curare le ferite inferte al territorio e all’anima della gente che vive sempre più ai margini del grande banchetto. E i nostri politici cosa fanno? Inneggiano alle grandi infrastrutture, ai project financing, che è solo uno dei tanti imbrogli escogitati per aprire il varco a fiumi di denaro pubblico, verso le tasche dei soliti noti.
Dicono che le guerre hanno un prezzo altissimo in risorse e in sangue umano e che non portano mai nulla di buono alla povera gente che ne sostiene i costi o ne subisce le devastazioni o entrambe le cose. E i nostri politici come rispondono? Stanziando miliardi di euro per armi da attacco (ben 131 cacciabombardieri F 35, 5 Eurofighter, 10 fregate navali, 100 elicotteri da guerra, auto Maserati blindate per i generali, missioni all’estero…) ed elogiando e finanziando le evoluzioni machiste di altri cacciabombardieri, piroettanti e sbuffanti come tragiche parodie della guerra reale.
Dicono che la gente si sta impoverendo alla velocità della luce, che in vent’anni una ricchezza immensa è migrata dai redditi da lavoro ( che l’hanno prodotta), verso le rendite (che non producono nulla), che il potere di acquisto dei lavoratori si è ridotto al lumicino, deprimendo un’intera economia basata sul consumo a oltranza. E i nostri politici che fanno? Essendoci poco più da spremere, pena la rivolta sociale, allungano il periodo lavorativo e cancellano un secolo di conquiste, declamando senza pudore: PRODUCI, CONSUMA E CREPA!
Dicono che la corruzione di politici ed amministratori ha raggiunto livelli pantagruelici, che l’evasione fiscale costa, agli italiani che pagano le tasse, cifre spaventose e che la malavita non rappresenta in realtà una distorsione, bensì una parte funzionale di questo sistema, utile per creare immense ricchezze e fondi neri necessari per l’opera sistematica di  “ammorbidimento e di ungitura”,  dei gangli della pubblica amministrazione. E i nostri politici come reagiscono? Gettando il discredito, procedendo al ridimensionamento, alla destrutturazione ed infine alla dismissione della struttura pubblica, (compresa quella della magistratura che indaga sulle loro malefatte); salvo creare un numero sempre maggiore di super manager e direttori, sempre più super pagati, feroci con i loro sottoposti ma proni a tutti i poteri forti e servi delle varie lobby; salvo creare voracissimi mostri pubblico- privati (le SPA pubbliche) lasciando loro campo libero e scatenando un gigantesco arraffa arraffa sui beni comuni più preziosi, salvo riprendere poi in carico (nostro) queste ibride creature, allorquando esse provocano voragini debitorie e ferite sociali.
Dicono che le banche e la finanza sono la causa prima del disastro a cui assistiamo… e i nostri formidabili politici cosa fanno? Le ricapitalizzano, ovvero regalano loro fiumi di denaro pubblico, per poi rimpolpare le vuote casse pubbliche a spese della povera gente che, a sentir loro, ha vissuto “al di sopra delle proprie possibilità.  Dulcis in fundo, fanno omaggio della sovranità  (che non è loro ma del popolo), alle banche e perché no, anche al Vaticano, che con le banche e con i potenti, ha sempre avuto ottimi rapporti
Ebbene, questi che dicono, dicono da un bel pezzo e, purtroppo, finora, hanno avuto ragione. I nostri politici invece hanno sempre negato le nefaste conseguenze di un sistema dove i destini dell’umanità vengono decisi dai mercati. Eppure sono sempre loro e non quelli che avevano predetto il disastro, a decidere le “soluzioni”. Non ne può venire nulla di buono per noi, nell’economia della povertà.

Ira Conti

giovedì 1 dicembre 2011

Mai più violenza sulle donne

La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l'apatia dei governi.

La campagna Mai più violenza sulle donne, lanciata nel maggio 2004, affronta le diverse violazioni dei diritti delle donne: dalla violenza domestica alla tratta, dagli stupri durante i conflitti alle mutilazioni genitali.

Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private del diritto all'esistenza stessa.

AI chiede ai governi, alle organizzazioni e ai privati cittadini di impegnarsi pubblicamente per rendere i diritti umani una realtà per tutte le donne.

Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino: tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, nella comunità o nella società, durante i conflitti armati.

E' fondamentale che i governi si impegnino per rendere più forti le donne, garantendo loro indipendenza economica e protezione dei diritti fondamentali. AI si rivolge a loro per chiedere che i trattati internazionali sui diritti umani vengano ratificati e attuati ovunque.

In questa battaglia per i diritti umani, sono essenziali anche la solidarietà degli uomini e il loro coinvolgimento nella campagna Mai più violenza sulle donne.

Amnesty International

giovedì 24 novembre 2011

Figli di un Dio Minore



In questi giorni ha fatto molto rumore una dichiarazione del Presidente della Repubblica Napolitano:


"Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un' autentica follia, un' assurdità. I bambini hanno questa aspirazione"


Personalmente la considero una delle più belle frasi dette pubblicamente da Napolitano negli ultimi anni.

In questo grave momento di difficoltà del paese , ho avuto la sensazione che ci sia anche un attimo di riflessione dedicata non solo allo Spread che sale o scende, ma anche agli esseri del genere umano.

Ormai viviamo in un paese dove gli stranieri raggiungono raggiungono la cifra di quasi 6 milioni e di questi  quasi 550 mila  sono bambini.

La nostra legge parla di una scelta a chi è straniero di  poter diventare cittadino italiano al superamento dei 18 anni di età . Quando sei maggiorenne diventi praticamente " capace di intendere e di volere " e quindi in grado di capire se ti senti pronto o in grado , dopo aver raggiunto un adeguato livello di integrazione , di conoscenza della lingua italiana ed approfondimento della nostra cultura, di abbracciare il Tricolore. 

Non comprendo assolutamente il motivo che può portare ad una vera presa di coscienza di un essere umano a scegliere o meno essere cittadino di un paese dove vive , frequenta scuole , esce per divertirsi   per lunghissimi diciotto anni. Poi attenzione che per quanto attiene le politiche attive nel campo di una vera integrazione non prendiamoci in giro .  Di progetti ne esistono tanti ed anche ben strutturati , ma sopratutto in questi  ultimi anni di governo a guida leghista , certamente messaggi di un " benvenuto " caldo e sincero  ne sono giunti ben pochi . 

Vedo moltissime e bellissime famiglie che vivono accanto a noi ma forse in modo errato , ho sempre percepito , una loro lontananza ed una loro chiusura nei loro usi e costumi , nei loro riti religiosi  e nelle loro abitudini. 

Sinceramente come si può fargli una colpa di questo , dopo un decennio di un susseguirsi e martellante serie di messaggi carichi di xenofobia e razzismo anche più becero .

Loro sono i delinquenti , loro sono i stupratori , loro sono i ladri di case, loro vengono a rubare a casa nostra i nostri soldi , noi paghiamo le loro pensioni etc etc.

Non può venire in mente a qualche genio , che forse il sentimento che provano può essere un misto di paura e rabbia , carica anche in alcuni casi di grande isolamento e disperazione.

Già noi siamo quelli che hanno la tradizione , la cultura , il nostro dialetto , i nostri usi e consumi da proteggere si ma .......da noi stessi, e non da chi è venuto in Italia  forse per cercare un semplice momento di speranza, di serenità e di rinascita. Non dimentichiamoci che molti migranti sono stati costretti a   scappare dai loro paesi di origini , da guerre e da sanguinari dittatori che molto spesso eravamo noi i primi a finanziare le loro ingiuste azioni. 

Allora io dico benvenuto a chi un giorno forse  nascerà italiano subito da genitori che vivono con  noi . Dico grazie a chi a loro darà la possibilità un giorno di essere a tutti gli effetti uguale ai miei figli. Dico grazie a coloro i quali gli permetteranno un giorno anche di partecipare giustamente alla nostra vita democratica .

Le diversità sono dei colori che ci danno quotidianamente nuovi spunti per conoscere anche noi delle nuove sfumature che ormai nelle nostre teste spesso , sono scomparse o forse offuscate  da una coltre di nebbia padana.

I bambini sono uguali in tutto e per tutto e sopratutto non sono figli di un Dio maggiore uno e di un Dio Minore un'altro.

Luigi Amendola




sabato 5 novembre 2011

Prendere lucciole per lanterne

Apprendiamo dai giornali che 17 lavoratori hanno ricevuto la " triste " lettera di licenziamento a causa della crisi della Società Comunale MOSE che gestisce tra l'altro la preparazione , la gestione e distribuzione dei pasti alle scuole ed ad altri soggetti tra cui il Gris.
Una Società  , la MOSE, gestita negli ultimi anni  in modo approssimativo e priva di alcun tipo di progettualità  da parte di uomini in camicia verde , con  capacità manageriali alquanto basse  e scelti dalla giunta della città solo per la loro fedeltà al partito.
Una Giunta ( Sindaco in primis ) , la cui impopolarità ha raggiunto livelli così alti che pensiamo che anche i più fedeli elettori della lega , si chiudono occhi ed orecchie quando lo vedono o l'ascoltano .
Un sindaco che ha come pallino fisso la prostituzione e le case chiuse , cosa che ci lascia a dir poco allibiti .
Non ci sembra onestamente che al primo posto delle paure o delle preoccupazioni dei cittadini vi sia la collocazione delle lucciole , oppure luoghi dove poter trovare escort ( si sentirà come Berlusconi boh??)
Sinceramente pensiamo che ben altri e molto più seri ed importanti , siano i problemi  da risolvere della nostra città e nel nostro territorio . Disoccupazione, Welfare, Difesa del Territorio, Socialità.
Ci saremmo aspettati ben altro come ad esempio : una ferma presa di posizione contro l'impoverimento del mondo lavoro ed il conseguente aumento della disoccupazione , attraverso una immediata azione di coinvolgimento con  tutte le istituzioni competenti e le parti sociali , nel porre sul piatto eventuali soluzioni possibili per risolvere il problema dei licenziamenti.
Invece il nulla , tanto ormai perdere  il  posto di lavoro sembra quasi una cosa normale , quasi non fa'più notizia .
Sinistra Ecologia Libertà non può che denunciare questa intollerabile politica del non agire e manifesta una grande preoccupazione per il costante aumento della disoccupazione che ormai ha raggiunto quasi la cifra del 8 % nella marca trevigiana, con una netta maggioranza del mondo femminile.
Esprimiamo la nostra  vicinanza  totale a chi è senza lavoro e ci impegneremo per porre il problema  a livello provinciale , interrogando sulla questione il Presidente Muraro , cercando in qualche modo di coinvolgere anche l'assessorato competente affinché si attivi per cercare soluzioni ad un problema quello della occupazione , che riteniamo ben più importante  in questo momento dell'andar per lucciole in città.
Una cosa abbiamo capito , che a Mogliano la pace e la serenità ritorneranno quando questo Sindaco e tutta la sua giunta ( city manager compreso ) andranno ad occupare quei bei ristoranti sempre pieni di gente che tanto il caro B. vede . Ci auguriamo che questo avvenga il prima possibile, perché la nostra città ha veramente bisogno di pace e sopratutto di donne e uomini competenti che gestiscano il bene comune con competenza , professionalità ed apertura alle esigenze di tutti i cittadini.

Luigi Amendola
Circolo " Pino D'Aguanno " Mogliano Veneto

domenica 23 ottobre 2011

Strano paese l'Italia

ADRIA (RO) 29 OTTOBRE 2011 - MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Quando i 2 referendum sull’acqua pubblica, quello sul nucleare e quello sul legttimo impedimento sono stati promossi non pochi - anche in buona fede - erano preoccupati del risultato, perché convinti che non sarebbe stato raggiunto il quorum necessario per la loro validità. Hanno sbagliato.

Il quorum è stato raggiunto per i 4 referendum e le norme sono state abrogate. Tanto è vero che subito dopo c’è stato chi, preso dall’entusiasmo per il risultato ottenuto il 12/13 giugno, ha promosso a tambur battente un nuovo referendum sulla legge elettorale, che dovrebbe svolgersi nella primavera prossima, salvo elezioni anticipate.

Il senso politico della campagna referendaria, che ha portato al successo del 12/13 giugno, invece sembra essersi in buona parte smarrito.

Eppure subito dopo il successo del 12/13 giugno scorso sembrava aperta una riflessione anche sui risvolti più direttamente politici dei referendum, perfino con qualche entusiasmo di troppo. Oggi gli argomenti referendari sono entrati in un cono d’ombra. Non se ne traggono conseguenze coerenti sul piano del merito, delle concrete politiche.

I referendum sono fondati su quesiti precisi che hanno lo scopo di abolire leggi e norme ritenute sbagliate, ma mettono in campo domande più ampie. Chiedono risposte politiche di altro segno che i referendum, per loro natura, non possono dare.

I referendum hanno, in sostanza, una portata politica concentrata su un punto ma in realtà richiedono risposte politiche ben più complesse e questo dovrebbe essere il centro dell’impegno di quanti li hanno appoggiati.

Prendiamo il nucleare.

La legge che voleva reintrodurre il nucleare in Italia oggi è certamente abrogata. Tanto è vero che perfino l’Agenzia per la sicurezza nucleare, pur non essendo oggetto di abrogazione, oggi ha il Presidente Veronesi dimissionario.

Tuttavia il blocco del nucleare in Italia, avvenuto per la seconda volta in 25 anni con referendum popolare, non risolve il problema di una diversa politica energetica.

Certo questo Governo lascia poche speranze di potersi confrontare, anche criticamente, con una proposta di politica energetica. Basta pensare al disastro di ordini e contrordini sulle rinnovabili che hanno fatto dire ai pericolosi estremisti annidati nelle grandi banche internazionali che le normative italiane e questo Governo che le emana non sono affidabili. Questo perché le regole vengono cambiate continuamente, anche in corso d’opera, facendo venire meno la certezza legislativa che invece è il punto di forza, ad esempio, della Germania. Come si fa ad investire sulle sabbie mobili di un Governo ondivago e ostaggio dei ricatti della Lega ?

Il vuoto però non esiste e infatti lo spazio lasciato da politiche confuse o inesistenti viene occupato dalle scelte politiche dei singoli gruppi industriali e delle lobbies che si muovono secondo logiche che rischiano di far cadere l’Italia dalla padella nucleare alle braci del carbone.

Solo così si spiega l’insistenza dell’Enel per realizzare una nuova centrale a carbone nel delta del Po e per realizzarne anche in altre parti d’Italia, facendo luccicare gli specchietti dei miraggi occupazionali per ammorbidire le resistenze.

Oggi si cerca di fare dimenticare che nella campagna elettorale referendaria i sostenitori del nucleare hanno detto peste e corna (in un raro momento di verità) del carbone, indicato come responsabile di 2.000.000 di morti nel mondo e almeno 8.000 in Italia. Il carbone è un grave fattore di inquinamento per una vasta area circostante alle centrali, fino a rendere proibite alcune coltivazioni, a minacciare le falde, ad avvelenare l’aria, in cui vengono immesse quantità enormi di CO2, le più alte in termini relativi tra i combustibili fossili. Una centrale non inquina solo nell’area circostante, non riguarda solo chi ci lavora, ma rilascia i suoi veleni anche a grande distanza e il cosiddetto carbone pulito è poco più di una definizione.

Enel ed altre aziende forse riusciranno a spendere meno nella produzione di energia elettrica con il carbone ma è certo che l’Italia come paese pagherà un prezzo salatissimo per il mancato rispetto degli obiettivi del 20-20-20 concordati con l’Europa. Quindi di nuovo guadagni (?) privati e costi per la collettività.

Per di più queste scelte vanno controcorrente. Altri paesi hanno deciso di chiudere non solo con il nucleare ma anche con il carbone entro pochi anni. La transizione verso una produzione energetica fondata sulle rinnovabili e il risparmio di energia può essere affrontata con il gas che è disponibile in grandi quantità (anche nell’area del Delta) e a prezzi calanti e che ha effetti molto meno gravi sull’ambiente e sulla salute delle persone. Si parla molto della cattura del CO2 per tentare di alleggerire la contrarietà al carbone, dimenticando che per ora è una tecnologia sperimentale e comunque talmente costosa da richiedere sovvenzioni pubbliche. Se infatti venisse stabilito che prima dell’uso del carbone occorre avere costruito gli impianti per la cattura del CO2 le centrali semplicemente non verrebbero costruite.

La Germania ha deciso di arrivare all’80 % di produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2050. Perché l’Italia non dovrebbe porsi un obiettivo analogo, cominciando con il congelamento dell’uso del carbone ? Anche la Cina, grande divoratrice di carbone sta riflettendo e prendendo contromisure. Solo in Italia si spacciano per nuove scelte vecchie, costose ed inquinanti.

Un piano energetico fondato su risparmio e fonti rinnovabili potrebbe essere un’alternativa seria anche sul piano occupazionale. C’è già uno studio che partendo dalle più avanzate tecnologie sull’eolico off-shore è in grado di offrire a parità di investimenti “privati” risultati occupazionali migliori, senza inquinare e compromettere la salute. Possono esserci altre proposte. Ciò che conta è che a Enel venga chiesto un tavolo per discutere scelte diverse, come del resto ha chiesto la Regione Emilia Romagna, diversamente dal Veneto che ha piegato la testa.

La manifestazione nazionale ad Adria non è solo un No alla nuova centrale che Enel vorrebbe costruire nel Delta del Po, ma è il punto di riferimento di un movimento presente in tanti territori, da Saline ioniche a Vado ligure, in cui si vorrebbe commettere lo stesso errore.

La manifestazione non è solo un No - che pure sarebbe in sé più che giustificato viste le conseguenze -  ma l’occasione per ribadire che il carbone non è l’unica scelta in campo e che un’alternativa di politica energetica è possibile. Basta avere la volontà politica di affermarla. L’alternativa non è tra il buio e il carbone, ma tra energia la cui produzione garantisca la salute e l’ambiente e la coazione a ripetere investendo in grandi impianti fondati su tecnologie vecchie ed inquinanti.

Alfiero Grandi

mercoledì 19 ottobre 2011

I Poveri devono essere aiutati


Secondo l'ultimo rapporto della Caritas in veneto ci sono quasi 250 mila poveri.
Nel Trevigiano sono ormai ad oggi quasi 420 le famiglie  povere , e si prevede che il dato raddoppierà entro dicembre di questo anno. I tagli alle politiche sociali pubbliche e alle finanze dei comuni fanno aumentare la pressione sulla Caritas , che però da sola non riesce a fronteggiare questo enorme impatto di povera gente.
Questo è l'effetto che anche nella Marca, già ridente e gioiosa,  la crisi e la mancanza di politiche adeguate sta generando:disperazione , mancanza di lavoro , mancanza di un tetto per dormire , mancanza praticamente di tutto.
Riteniamo che si possa fare di più per aiutare concretamente queste persone. 
In Provincia esiste un Assessorato alle Politiche Sociali che ha tra le sue funzioni quella di  "erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali con l'obiettivo di favorire lo sviluppo del Welfare".
A norma di Legge (art.132 del dlgs del 31 marzo 1998 n 112), e fin quando esiste, la Provincia esercita la funzione di programmazione con il concorso dei comuni  anche nei Servizi Sociali.
Riteniamo che questo sia un gravissima emergenza da affrontare al più presto. Per questo chiederemo la convocazione della commissione consigliare competente in materia per analizzare la situazione, con l'aiuto della Caritas e di altre meritorie istituzioni che si occupano degli ultimi, come la San Vincenzo De' Paoli alla quale la precedente Giunta Muraro negò il benchè minimo contributo, e per predisporre delle misure concrete da parte dell'Amministrazione Provinciale.

Luigi Amendola  
Luca De Marco
Sinistra Ecologia Libertà Provincia di Treviso 

venerdì 14 ottobre 2011

Pino D'Aguanno un amico e compagno che" camminerà " sempre con noi



Il Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Mogliano sarà intitolato alla figura di Pino D'Aguanno. Questa la decisione assunta nel corso dell'ultima riunione del circolo.
Pino D'Aguanno è stato un anticipatore del progetto politico di Sinistra Ecologia Libertà. Quello di una sinistra moderna, plurale, capace di unire e di costruire proposte e soluzioni concrete per migliorare la propria città, il proprio paese, il nostro mondo.
Pino D’Aguanno ha inciso in noi e rispecchiato profondamente la nostra voglia di cambiamento, di innovazione e trasparenza come ricetta per una buona politica.
Impegnandosi per la pace, per il bene comune e vivendo la politica come mezzo di miglioramento personale e collettivo, di incontro e partecipazione con la città di Mogliano Veneto e provincia. Ricordiamo la sua esperienza di scrupoloso amministratore dell'Istituto Gris e il suo impegno per salvarlo dall'ingloriosa fine che oggi purtroppo si prospetta.
Sinistra Moglianese, la lista civica fondata da Pino D’Aguanno e della quale fu coordinatore, ha rappresentato la formazione politica di passaggio, da uno “status” all’altro, nell’attesa dei tempi della politica nazionale e nell’attesa della costruzione a Mogliano del Circolo di Sinistra Ecologia Libertà con Nichi Vendola.
Oggi a Mogliano Veneto questa realtà si è concretizzata ed è per questo motivo che il Circolo Moglianese di Sinistra Ecologia e Libertà ha deciso di dare una titolazione in sua memoria in quanto figura rappresentativa nel mondo della sinistra a livello locale e provinciale. E con l'ambizione di continuarne idealmente l'opera, con la stessa passione e con lo stesso rigore civile e morale.



Circolo Sinistra Ecologia e Libertà “Pino D’Aguanno” di Mogliano Veneto

domenica 9 ottobre 2011

La Città della Sinistra


Forse la più importante questione di competenza degli Enti Locali, quindi degli Amministratori Pubblici, riguarda il Governo del Territorio, la pianificazione, l’organizzazione degli spazi urbani, la dotazione di servizi.

Su questi temi dovrebbe verificarsi una sostanziale differenza fra i Comuni amministrati da Centro destra e da Centrosinistra. Purtroppo così sempre non è, perché la cultura liberista s’è infiltrata ovunque, nel pensiero e nell’azione, contaminandoli facilmente in assenza di una forte cultura alternativa sul ruolo delle città, considerate una merce da cui trarre profitto anziché un Bene Comune. La Città è il luogo nel quale si possono ridurre le diseguaglianze, esercitare i diritti urbani, i valori democratici .

LA CITTA’ DELLA SINISTRA è una città solidale, equa, democratica, accogliente, bella, una città amica dove i cittadini possono partecipare ai processi decisionali, dove vi è trasparenza negli atti amministrativi e nelle scelte politiche, moralità e sobrietà nella gestione della cosa pubblica.

Improntato a questi principi l’operato degli Amministratori di sinistra dovrebbe distinguersi per i contenuti e per il modo di fare politica. La materia dell’Urbanistica e del Territorio è complessa ma qui, in questa sede potremmo assumere pochi grandi temi da praticare in ogni Comune, in ogni Città, coinvolgendo tutti coloro che nel centrosinistra intendono portare avanti una Politica del Territorio e delle Città che serva agli abitanti e non ai grossi o piccoli interessi speculativi che devastano i luoghi, non rispettano l’ambiente, sottraggono la preziosa risorsa suolo, occupano gli spazi liberi dove vogliamo un albero e non un condominio.

La crisi economica, i pesanti tagli agli enti locali, non possono in alcun modo giustificare la privazione dei servizi ai cittadini, ne la svendita della città alle società immobiliari per “fare cassa” attraverso le così dette “riqualificazioni urbane” che coprono la città di nuovo cemento.

La questione morale è alla base di un buon governo delle città. Dobbiamo dirlo a gran voce in un momento in cui vacillano le certezze di una diversità fra noi e loro. Reclamiamo il diritto alla differenza, non siamo omologabili. Faremo capire che l’onestà e la moralità nella gestione della cosa pubblica è per noi un valore irrinunciabile che pratichiamo nella quotidianità del nostro operare

Lanciamo una campagna nazionale sulle Città con poche semplici parole d’ordine concrete e operative, proposte dai nostri Amministratori, da applicare in ogni Comune con l’obbiettivo di costruire:

Una Città Pubblica – dove nessuno spazio ancora libero nei centri edificati sia sottratto ai servizi (piazze, giardini, parcheggi campi sportivi, centri civici…) Gli standard urbanistici sono la più importante conquista dell’Urbanistica moderna. Va detto: No alla liberalizzazione dei servizi pubblici, No alla vendita del Patrimonio e dell’edilizia sociale che va incrementata e non alienata

Una Città Verde – attraverso la realizzazione di Parchi Urbani nel cuore delle Città dove più forte è la pressione della speculazione e più alto il valore della rendita. Incrementare il verde significa più bellezza e più salute. Lanciamo un concorso nazionale per l’incremento del verde nelle città

Una Città Ecologica – adesione del Comune alla Convenzione Europea sul Paesaggio. Puntare alla riconversione ecologica della città attraverso: l’azzeramento del consumo di suolo, la tutela del paesaggio, dei Beni Culturali, delle aree agricole, aumento della permeabilità del suolo, efficienza energetica e dei trasporti pubblici, limitazione dell’inquinamento elettromagnetico e acustico, controllo dei consumi idrici

Una Città Democratica dotata di spazi pubblici e luoghi d’incontro della gente. La democrazia ha bisogno di spazi fisici per potersi esercitare. La partecipazione alle scelte e ai processi decisionali è un diritto dei cittadini.

E’ la sfida che la Sinistra e i suoi Amministratori Pubblici possono lanciare perché i cittadini si riapproprino delle città a loro sottratte dalla speculazione, dalla rendita, dagli affari.

dipartimento enti locali di sinistra ecologia libertà



martedì 27 settembre 2011

Il Gris si può salvare, bisogna solo volerlo.


Nella recente seduta della V Commissione Consiliare tenutasi a Venezia il 4 agosto 2011 si è svolta una audizione pubblica sulla situazione dell’Istituto Gris di Mogliano Veneto. L’Assessore Regionale ai Servizi Sociali Remo Sernagiotto ha ribadito la volontà di vendere la Casa di Riposo per ripianare i debiti come unica soluzione percorribile per poter risolvere il problema.

La Casa di Riposo conta su 165 posti letto grazie ai 30 appena inaugurati, ma si tratta di posti di fatto già occupati e ai quali, in ogni caso si accede attraverso la graduatoria unica in base al punteggio. Anche se attualmente non c'è e non può esserci nessuna riserva di posti per i cittadini moglianesi ,  almeno è una struttura che può essere gestita con il concorso diretto dell'Ente locale. Per questo noi sosteniamo con forza che la struttura per anziani moglianese non può essere messa in vendita. Il Gris dispone di un patrimonio di aree e di strutture che possono essere valorizzate per ricavare le risorse necessarie per avviare il salvataggio dell'Istituto, ma la Casa di Riposo non va messa sul mercato perchè alla città di  Mogliano resterebbe ben poco nella prospettiva di uno sviluppo effettivamente governato dagli Enti locali territoriali.

Infatti i  servizi distrettuali saranno trasferiti chissà quando e per realizzare altri servizi a favore della città servirebbero investimenti che la parte pubblica non sembra in grado di fare, mentre il privato dovrebbe acquisire sufficienti, ma non scontate garanzie di recupero delle risorse messe in campo.

Il progetto per il Gris dovrebbe prevedere la sinergia tra i Comuni interessati al fine di creare nuove risorse per il territorio a favore di tutti i cittadini .
Siamo convinti che se c’è governo dell’Ente pubblico allora anche l’eventuale intervento privato può essere diretto e orientato. Assistiamo invece  agli annunci pubblici del Sindaco e non sentiamo invece nulla che ci rassicuri sullo scippo del patrimonio di una  collettività che va ben oltre i confini di Mogliano. Il Gris può diventare un vero centro di servizi sociosanitari rivolti al territorio secondo molteplici opportunità che però richiedono nuovi investimenti.

Il rischio è che gli investimenti regionali ricadano solo sull’ attuale organizzazione: i disabili da una parte, destinati a rientrare nel territorio di provenienza, anche dopo decenni di permanenza al Gris e gli anziani dall’altra, (ancorchè in condizioni di gravità ben superiore alle rette riconosciute). Per di più senza nessuna concreta garanzia di effettiva disponibilità di posti letto per i cittadini di Mogliano dato che comunque l’accesso all’Istituto è subordinato alla posizione nella graduatoria unica in base al punteggio e al criterio della libera scelta su base ULSS.
Per quanto riguarda il polo della disabilità, in questa delicata fase di transizione abbiamo ascoltato il parere delle famiglie e  degli operatori.

Facciamo nostro il loro appello alle forze istituzionali e politiche: le logiche di ristrutturazione, dismissione e cambiamento per quanto determinate dalla necessità di definire nuovi scenari, devono tener conto della sensibilità e della situazione personale e di vita degli ospiti.

I primi soggetti di cui stiamo parlando sono loro, persone  che hanno il pieno diritto di essere rispettate nella loro umanità.
Non possiamo pensare che il Gris sia un mero contenitore da riempire e svuotare a piacimento.
Non possiamo permettere che gli ospiti vengano considerati cittadini invisibili, ma dobbiamo tenere ben presente l’interrogativo se quello che stiamo proponendo sia o meno al servizio dell’umanità alla quale ognuno di noi appartiene.

Questa fase di transizione dovrebbe  essere orientata a fare dell’Istituto un vero centro di servizi per il territorio, coniugando residenzialità e domiciliarietà, con strutture e funzioni differenziate e sostenibili in base al target di riferimento e sulla base di una puntuale analisi dei bisogni, secondo la pianificazione regionale e di zona.

La Provincia può svolgere un ruolo importante in questo percorso, a condizione che sia di accompagnamento e di supporto, quindi di garanzia, e non di ingerenza o prevaricazione rispetto alle responsabilità proprie dei Comuni nel sistema di Welfare distrettuale e sovra distrettuale.
E’ essenziale che la Provincia riconosca questo ruolo proprio delle comunità locali interessate che dovranno unire le forze, attraverso un rinnovato e autorevole slancio di iniziativa della Conferenza dei Sindaci e dello stesso Comune di Mogliano, per costruire, in un realistico e fondato quadro progettuale, un’offerta di servizi all’altezza delle molteplici esigenze da soddisfare.   

Esistono altre strade alternative alla vendita da perseguire:
Segno che ancora è possibile trovare soluzioni condivise che non pregiudichino la perdita dell’unico bene, la casa di riposo, che può divenire un importante centro di servizio per la città, assieme alle risorse messe a disposizione dall’Azienda Ulss 9 di Treviso, dal distretto, ai servizi del polo della disabilità.

La Regione in questo momento si sta nascondendo dietro la figura del proprio Commissario per portare avanti la vendita di un bene, la casa di riposo, anche in violazione della volontà dei fondatori dell’Istituto.

le  proposte di Sinistra Ecologia Libertà :

invitare il Comune ad esercitare un ruolo attivo e propositivo nei confronti della Regione per impedire che il Gris venga depauperato dei suoi beni più preziosi vincolati a destinazione socio sanitaria;

invitare il Comune e la Provincia di Treviso a farsi parte affinché il Gris torni ad essere guidato al più presto da un Consiglio di Amministrazione espressione del territorio locale;

invitare l’Azienda Ulss 9 di Treviso a garantire che ogni iniziativa di rientro degli ospiti del polo della disabilità nei territori di provenienza avvenga nel rispetto delle condizioni delle persone e solo sulla base di specifiche progettualità individualizzate, prevedendo il mantenimento all’interno del Gris degli ospiti per i quali il trasferimento comporti grave rischio di compromissione delle condizioni psicofisiche;

invitare  il Comune di Mogliano ad accelerare le procedure per la realizzazione della cittadella della salute, di cui si parla da fin troppo tempo, a cominciare dal trasferimento del distretto socio sanitario nei locali disponibili dell’Istituto.

Fiorella Fighera