E’ la generazione “senza futuro”, quella del “lavoro mai”. Quella sulla bocca di tutti, della politica, delle forze sociali, dei media. Per essere raccontati sempre da altri, senza mai che siano loro a farlo. La generazione delle statistiche impietose, che parlano di una disoccupazione giovanile senza eguali in Europa, quella della fuga dei cervelli. La generazione dove il lavoro è sempre sotto inquadrato e sotto pagato rispetto al titolo di studio acquisito. Ma anche quella che si trova nei call center, nelle fabbriche, che un lavoro lo trova, ma che vive in ogni caso la propria esistenza come all’interno di una porta girevole dove la vita è un giro continuo intorno all’incertezza.
Nessun commento:
Posta un commento