Sinistra Ecologia Libertà di Treviso esprime grande soddisfazione per la sentenza delle Corte Costituzionale che salva il referendum per l'acqua pubblica, che lo scorso anno ha contribuito con il proprio sostegno e impegno a rendere possibile e vincente.
Per la seconda volta il popolo del referendum a porta a casa una grande vittoria. Grazie all'iniziativa della Regione Puglia la Corte Costituzionale ha bocciato il tentativo di annullare l'esito referendario messo in atto a poche settimane dal voto dal governo Bossi Berlusconi, e proseguito poi dal Governo Monti.
Dopo il travolgente successo del referendum del 12 e 13 giugno 2011, che abrogava le norme volute da Fini Bossi e Berlusconi per la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali, il governo emanava un decreto che, con la scusa di mettere in pratica l'esito del referendum, ripristinava di fatto le norme abrogate. Contro la nuova truffaldina legge, la Regione Puglia promuoveva ricorso presso la corte costituzionale ad ottobre, seguita poi da Lazio, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. La Corte Costituzionale ha emesso venerdì la sentenza, che dà pienamente ragione ai ricorrenti e dichiara incostituzionale la norma contestata. I giudici costituzionali rilevano come: ?a distanza di meno di un mese dalla pubblicazione del decreto dichiarativo dell?avvenuta abrogazione del''art. 23-bis del d.l. n. 112 del 2008, il Governo è intervenuto nuovamente sulla materia con l'impugnato art. 4, il quale, nonostante sia intitolato «Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall'Unione europea», detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, che non solo è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma è anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni dell'abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del medesimo art. 23-bis contenuto nel d.P.R. n. 168 del 2010?. Chiarissimo dunque, secondo la Corte, il colpo di mano anticostituzionale messo in atto dalla maggioranza Lega e PDL per inficiare il voto referendario. Nonostante le furbesche e strumentali prese di posizione pro-referendum di Zaia e Muraro alla vigilia del voto.
Si tratta di una grande vittoria per il movimento referendario e per tutti gli italiani e i trevigiani, che andarono a votare in massa con una affluenza del 58,9%,e che con il loro voto avevano ben espresso la propria diffidenza verso i processi di privatizzazione dei servizi pubblici. Una strada, purtroppo, che ancor oggi viene sostenuta dall?attuale governo, che ha riproposto la privatizzazione dei servizi pubblici. Speriamo che la sentenza riesca ad invertire questa rotta sbagliata che ci porta su una strada già percorsa dalla Grecia, con i risultati che sappiamo. La sentenza dovrebbe comportare un trascinamento delle sue conseguenze nei confronti dei provvedimenti dell'attuale governo, che continua l'opera del precedente nel voler porre scandenze ravvicinate per la dismissione delle aziende pubbliche e per l'affidamento ai privati dei servizi pubblici locali. L'annullamento di questa impostazione ideologica sancito dal referendum e ribadito ora dalla corte riporta la questione dei servizi pubblici dentro l'ambito della normativa comunitaria, che affida agli enti locali e alle loro autorità d'ambito la scelta di quale modello di gestione intraprendere, senza alcuna scelta forzata verso il privato.
Luca De Marco
coordinatore provinciale SEL
Per la seconda volta il popolo del referendum a porta a casa una grande vittoria. Grazie all'iniziativa della Regione Puglia la Corte Costituzionale ha bocciato il tentativo di annullare l'esito referendario messo in atto a poche settimane dal voto dal governo Bossi Berlusconi, e proseguito poi dal Governo Monti.
Dopo il travolgente successo del referendum del 12 e 13 giugno 2011, che abrogava le norme volute da Fini Bossi e Berlusconi per la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali, il governo emanava un decreto che, con la scusa di mettere in pratica l'esito del referendum, ripristinava di fatto le norme abrogate. Contro la nuova truffaldina legge, la Regione Puglia promuoveva ricorso presso la corte costituzionale ad ottobre, seguita poi da Lazio, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. La Corte Costituzionale ha emesso venerdì la sentenza, che dà pienamente ragione ai ricorrenti e dichiara incostituzionale la norma contestata. I giudici costituzionali rilevano come: ?a distanza di meno di un mese dalla pubblicazione del decreto dichiarativo dell?avvenuta abrogazione del''art. 23-bis del d.l. n. 112 del 2008, il Governo è intervenuto nuovamente sulla materia con l'impugnato art. 4, il quale, nonostante sia intitolato «Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall'Unione europea», detta una nuova disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, che non solo è contraddistinta dalla medesima ratio di quella abrogata, in quanto opera una drastica riduzione delle ipotesi di affidamenti in house, al di là di quanto prescritto dalla normativa comunitaria, ma è anche letteralmente riproduttiva, in buona parte, di svariate disposizioni dell'abrogato art. 23-bis e di molte disposizioni del regolamento attuativo del medesimo art. 23-bis contenuto nel d.P.R. n. 168 del 2010?. Chiarissimo dunque, secondo la Corte, il colpo di mano anticostituzionale messo in atto dalla maggioranza Lega e PDL per inficiare il voto referendario. Nonostante le furbesche e strumentali prese di posizione pro-referendum di Zaia e Muraro alla vigilia del voto.
Si tratta di una grande vittoria per il movimento referendario e per tutti gli italiani e i trevigiani, che andarono a votare in massa con una affluenza del 58,9%,e che con il loro voto avevano ben espresso la propria diffidenza verso i processi di privatizzazione dei servizi pubblici. Una strada, purtroppo, che ancor oggi viene sostenuta dall?attuale governo, che ha riproposto la privatizzazione dei servizi pubblici. Speriamo che la sentenza riesca ad invertire questa rotta sbagliata che ci porta su una strada già percorsa dalla Grecia, con i risultati che sappiamo. La sentenza dovrebbe comportare un trascinamento delle sue conseguenze nei confronti dei provvedimenti dell'attuale governo, che continua l'opera del precedente nel voler porre scandenze ravvicinate per la dismissione delle aziende pubbliche e per l'affidamento ai privati dei servizi pubblici locali. L'annullamento di questa impostazione ideologica sancito dal referendum e ribadito ora dalla corte riporta la questione dei servizi pubblici dentro l'ambito della normativa comunitaria, che affida agli enti locali e alle loro autorità d'ambito la scelta di quale modello di gestione intraprendere, senza alcuna scelta forzata verso il privato.
Luca De Marco
coordinatore provinciale SEL
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