E’ ormai facilmente verificabile che le “soluzioni” date fin’ora al problema della riqualificazione urbana e della ripresa del settore delle costruzioni non hanno prodotto alcun effetto positivo.
Quindi sollecitiamo un profondo cambiamento alla filosofia operativa fin’ora proposta, un “cambiamento di rotta” che dia i risultati che le città attendono per riprendersi dalla crisi ambientale, sociale, culturale, economica che le investe.
Buone proposte possono essere quelle riguardanti la riqualificazione degli edifici scolastici ( con la relativa messa in sicurezza), piani di housing sociale, gli “incentivi per convertire l’attuale patrimonio in edifici ad alta efficienza energetica”, gli sgravi fiscali per le ristrutturazioni edilizie.
Ma per avviarci su una strada che non ricalchi errori già compiuti, illusioni e vane attese, occorre una visione organica che si liberi dall’episodicità di interventi privi di un disegno coerente e di una strategia che affronti la complessità dei sistemi urbani.
Queste affermazioni trovano riscontro nei dati del CRESME e dell’Agenzia del Territorio:
alloggi invenduti, disponibilità sempre decrescente delle famiglie a nuovi acquisti di case, scarsa propensione delle Banche a concedere mutui in presenza di instabilità economica e precarietà del posto di lavoro soprattutto per i giovani. Sarebbe improvvido forzare ancora gli italiani ad indebitamenti insopportabili per l’acquisto di case (abbiamo il livello di proprietà fra i più alti d’Europa e del mondo). Sarebbe invece opportuno incentivare fortemente, approfittando del momento congiunturale, la locazione, premiando fiscalmente i soggetti che la praticano. Un alloggio in locazione a prezzi calmierati darebbe risposta a quella domanda inevasa di edilizia sociale che in questo momento è particolarmente richiesta da milioni di famiglie in difficoltà economiche. Gli Amministratori, soprattutto nelle grandi città, si trovano quotidianamente di fronte al dramma di famiglie che non sono in grado di onorare gli impegni assunti con un mutuo o con un contratto d’affitto. Gli sfratti per morosità sono aumentati dal 2006 ad oggi del 64 % e i pignoramenti hanno raggiunto il massimo storico.
Di fronte ad un panorama che vede decine di imprese edili in forti difficoltà, è necessario attivare una nuova strategia che non punti sull’aumento di metri cubi in città già sature di cemento, ne sull’ulteriore consumo di suolo in territori già devastati dallo sprawl edilizio bensì a:
a) risanare il Territorio con opere di prevenzione dai rischi idrogeologici. Gli eventi naturali sempre più frequenti, producono una accentuazione del danno a causa dell’uso sconsiderato della risorsa suolo. Accanto a norme anche nazionali che regolamentino la pianificazione degli insediamenti nelle aree a rischio, deve diventare una prassi costante l’erogazione di finanziamenti destinati alla cura e salvaguardia del territorio in modo da dare anche alle imprese la possibilità di programmazione
b) mettere a norma gli edifici dai rischi sismici e attivare controlli a campione sulle costruzioni a partire dalle scuole primarie e della prima infanzia
c) fognature, reti idriche, risanamento di siti inquinati da discariche abusive sono provvedimenti che, già previsti per il Sud, dovrebbero essere estesi a tutto il Paese
d) attivare una politica per il risanamento delle periferie che non punti su nuove costruzioni ma sulla dotazione di servizi, di parchi urbani, di spazi aperti destinati alla vita di relazione e alla socialità
e) Investire nella CITTA’PUBBLICA è il primo obiettivo senza il quale nessun rilancio delle città può avverarsi. Gli spazi urbani destinati alla cultura, alla ricerca, alla socialità, al benessere degli abitanti attraverso polmoni di verde costituiscono un importante passo verso la rigenerazione ambientale e sociale
f) Incentivare l’uso di materiali ed eco-tecnologie che aumentino il risparmio energetico e promuovano l’uso di energie alternative
g) affrontare il problema dell’utilizzo degli edifici vuoti, anche di recente costruzione, invenduti a causa della crisi. Un piano per il loro recupero, anche attraverso l’acquisto a prezzi non superiori a quelli stabiliti per l’ERP, salverebbe imprese dal fallimento e darebbe ai Comuni alloggi in rotazione anche da utilizzare per i trasferimenti necessari agli interventi di ristrutturazione urbanistica. La prevista eliminazione dell’IVA potrebbe dare un certo respiro e facilitare l’immissione sul mercato di alloggi a canone concordato
h) usare le aree demaniali come una preziosa grande riserva da destinare al risanamento delle città in termini di bellezza, efficienza, salute , democrazia, attraverso la creazione di una consistente presenza di spazi destinati alla cultura, alla ricreatività, alla socialità, al verde, evitando di considerare queste aree, non pezzi vivi di città, ma solo merce per fare quattrini
i) favorire il trasporto pubblico con mezzi non inquinanti, veloci, economici che rendano accessibili a tutti, tutti i luoghi della città
l) rivitalizzare i centri storici con il mantenimento dei vecchi residenti contribuendo finanziariamente ad opere di risanamento delle abitazioni e mantenendo le botteghe attraverso provvedimenti che regolamentino l’assurdo incremento di affitti insostenibili per la maggior parte delle piccole attività commerciali
Pensare di risolvere il problema delle città con l’allentamento delle regole urbanistiche ed edilizie, l’aumento di cubature, la deregulation e interventi a pioggia senza una linea di azione che indichi gli obiettivi da perseguire, porterà ad esiti di corto respiro, incapaci di avviare un percorso innovativo come richiesto dalle sfide che il III millennio consegna alle città di tutto il mondo.
Il precedente Piano Casa ha dimostrato l’infondatezza di queste aspettative e la scarsa sensibilità sia riguardo alla qualità urbana già molto, troppo compromessa, che all’autonomia delle Regioni e dei Comuni che hanno la sovranità nella pianificazione dei loro territori.
Ma la cantierabilità e il co-finanziamento non possono essere considerati gli unici paradigmi del Piano Città. Va invece affrontato il problema del Patto di Stabilità che rende difficile ai Comuni il pagamento di opere già eseguite anche in presenza di risorse finanziarie a queste destinate e va reso più agevole ai Comuni il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti
I progetti di co-finanziamento dovrebbero essere, non eventi sporadici, sparsi in modo estemporaneo nel territorio nazionale, ma venir guidati da un disegno strategico volto a consolidare la Città, Pubblica, ad aumentare la dotazione di spazi verdi, a risanare il territorio, a rendere le periferie più sicure, più belle, accoglienti e inclusive.
Nota per il Ministro Passera e Viceministro Ciccia sul Piano città dagli amministratori di Sel e indipendenti
tratto dal Forum SEL BETA Beni Comuni Energia Territorio Agricoltura
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