Avere
salute, lavoro, casa, istruzione, sono gli elementi fondamentali ed
indispensabili per poter condurre una vita serena e pienamente
realizzata in questa nostra società.
Ma
il momento di crisi economica e sociale attuale non permette a molte
persone di progettare serenamente la propria vita sulle cose
indispensabili : il tema della precarietà esistenziale è divenuto
per le nuove generazioni la questione centrale della propria
esistenza .
Il
tema della casa, ad esempio è particolarmente importante
soprattutto per chi vorrebbe costruire una famiglia, avere dei figli,
progettare un futuro. Ma spesso le giovani coppie che vivono la
precarietà del lavoro se non addirittura la disoccupazione non sono
nella condizione di sostenere un affitto ai prezzi di mercato, nè
tantomeno di acquistare una casa o di accedere ai bandi per
l’edilizia agevolata tradizionale perchè non hanno i requisiti di
accesso al bando. Leggo da una recente indagine che la questione
abitativa è uno dei temi caldi in Italia: nel nostro paese il
mercato delle costruzioni, nell’ultimo decennio, ha realizzato
quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita sbarrando il
percorso a categorie di persone a basso reddito come pensionati,
famiglie mono parentali, giovani coppie.
E’
necessario quindi ripensare all’edilizia sociale non solo nella
proposta QUANTITATIVA, ma anche in quella dove siano presenti le
esigenze SOCIALI . Gli aspetti immobiliari devono essere studiati in
funzione dei contenuti sociali offrendo una molteplicità di risposte
per le diverse tipologie di bisogni dove il contenuto sociale è
rappresentato dall’accesso a una casa dignitosa per coloro che non
possono sostenere prezzi di mercato.
Tra
le proposte possibili si configura il cosiddetto HOUSING SOCIALE, che
altro non è che un nuovo “modus operandi”, una nuova logica di
intervento nel territorio che preveda un approccio
multidimensionale e compartecipativo esteso oltre alle tradizionali
politiche della casa, del lavoro e del reddito.
L’housing
sociale prevede che il problema dell’accesso alla casa in locazione
debba essere valutato in base al reddito disponibile: per le fasce
più deboli il ripristino dell’edilizia sociale all’interno delle
politiche di welfare, mentre per le fasce di reddito superiore, ma
che non riescono a sostenere comunque i prezzi di mercato, si
prevede di attuare un coordinamento tra intervento pubblico ed
iniziativa privata per offrire alloggi a canone sostenibile .
La
sinergia tra pubblico e privato consisterebbe nell’ estendere
all’offerta di abitazioni anche misure di sostegno finanziario
all’affitto, o a programmi mirati di quartiere.
Diventerebbe
inoltre fondamentale la rete di supporto e di accompagnamento degli
utenti, la facilitazione dei percorsi di convivenza e di inserimento,
il coinvolgimento attivo degli abitanti nella soluzione dei problemi.
I
processi partecipativi dovrebbero essere supportati da esperti che
con competenze specifiche affianchino gli interventi legislativi ed
edilizi nella definizione dei criteri di accesso all’edilizia
convenzionata, predisponendo con i soggetti attuatori e i gestori,
un percorso di inserimento delle nuove famiglie che faciliti la
conoscenza reciproca e l’integrazione nel quartiere, coinvolgendo
gli abitanti in alcune fasi del progetto, gestendo il regolamento di
buona convivenza e gli spazi comuni.
Riassumendo:
sono quattro le tipologie in atto di housing sociale già presenti in
alcune regioni italiane:
1-l’offerta
di affitto a costi contenuti
2-accesso
alla proprietà o all’autocostruzione per fascie a reddito
medio-basso
3-soluzioni
residenziali per bisogni speciali temporanei (comunità alloggio,
pensionati)
4-soluzioni
alternative agli insediamenti illegali valide anche per persone
immigrate
Insomma,
la problematica abitativa non deve costituire un elemento di
esclusione sociale, auspichiamo invece che anche nel nostro Comune si
guardi a forme ed a percorsi di gestione del welfare e di edilizia
sociale partecipata per un nuovo progetto di società.
Fiorella
Fighera
(informazioni
tratte da ABCittà, )
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