Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

domenica 15 gennaio 2012

Con gli occhi e la bocca dei cittadini



Nel volantino distribuito alla Città , che annunciava la nascita del Circolo Sinistra Ecologia Libertà di Mogliano Veneto, manifestavamo il desiderio di vivere la nostra esperienza politica nuova in un modo diverso.
Siamo nati nell'anno 2010 e con uno sforzo di passione , impegno enorme e con poche risorse completamente autofinanziate , siamo riusciti a creare una presenza visibile nella città , ampiamente confermata con il bellissimo risultato nelle ultime elezioni provinciali , che ha visto l'elezione dell'unico consigliere in tutta la città.

Mettiamo subito in chiaro alcune cose . Nessuno di noi crede di essere meglio di altri, nessuno di noi si sente così forte da camminare in solitudine anzi , siamo fragili e pieni di difetti. Spesso abbiamo inciampato , abbiamo le nostre incertezze e le nostre paure. Spesso siamo goffi e ci tremano anche le gambe . Siamo alla fine dei semplici esseri umani, che hanno deciso di dedicare la propria passione , la propria cultura , il proprio tempo libero e le proprie idee al servizio della collettività.

Desideriamo cambiare il volto alla nostra città , donandole un nuovo colore che non è il triste grigio che ormai è il colore predominante di Mogliano Veneto.

Amiamo la Sinistra che per noi è la strada del rinnovamento , della rinascita di un paese ed un territorio che è ormai in mano ad idee, azioni ed opere che nulla hanno a che vedere con la nostra idea di Società. Per noi i deboli , gli incerti , gli indifesi sono il centro e non la periferia della città. Consideriamo l'ecologia , non solo un territorio da difendere a tutti i costi con le unghie e con i denti, ma anche un modo per  uscire dalla  pesante crisi attraverso una vera economia verde. Pensiamo che le scelte urbanistiche violente ed aggressive con le quali si regalano preziose risorse ai soliti ricchi non sono utili ora, e saranno letali per il futuro. Lottiamo per le libertà di ogni tipo: espressive , relazionali e affettive. Per noi amarsi è libertà , le diversità sono una immensa ricchezza, esprimere il proprio dissenso è  democrazia.

Desideriamo essere accanto alla città , ma per fare questo abbiamo però bisogno dei cittadini.
Vogliamo portare avanti le esigenze , le necessità , i problemi e le speranze di chi vive Mogliano Veneto . Giovani , Donne, Uomini che ormai da anni subiscono una politica della città decisamente fallimentare e con scelte di destra e completamente in antitesi con la nostra idea di un mondo nuovo e diverso.

Abbiamo quindi deciso  che come Sinistra Ecologia Libertà da oggi e per il futuro ci dedicheremo all'ascolto, aprendoci alla realtà in cui viviamo . Nei prossimi mesi inizieremo una serie di incontri che avranno anche il sapore della convivialità a cui saranno invitati tutti quelli che desiderano veramente una nuova Mogliano. Pensiamo che solo attraverso la loro bocca ed i loro occhi , ci potrà essere una vera rinascita di questa città.


Luigi Amendola 

mercoledì 11 gennaio 2012

Housing Sociale : una Casa per tutti



Avere salute, lavoro, casa, istruzione, sono gli elementi fondamentali ed indispensabili per poter condurre una vita serena e pienamente realizzata in questa nostra società.
Ma il momento di crisi economica e sociale attuale non permette a molte persone di progettare serenamente la propria vita sulle cose indispensabili : il tema della precarietà esistenziale è divenuto per le nuove generazioni la questione centrale della propria esistenza .
Il tema della casa, ad esempio è particolarmente importante soprattutto per chi vorrebbe costruire una famiglia, avere dei figli, progettare un futuro. Ma spesso le giovani coppie che vivono la precarietà del lavoro se non addirittura la disoccupazione non sono nella condizione di sostenere un affitto ai prezzi di mercato, nè tantomeno di acquistare una casa o di accedere ai bandi per l’edilizia agevolata tradizionale perchè non hanno i requisiti di accesso al bando. Leggo da una recente indagine che la questione abitativa è uno dei temi caldi in Italia: nel nostro paese il mercato delle costruzioni, nell’ultimo decennio, ha realizzato quasi esclusivamente alloggi destinati alla vendita sbarrando il percorso a categorie di persone a basso reddito come pensionati, famiglie mono parentali, giovani coppie.
E’ necessario quindi ripensare all’edilizia sociale non solo nella proposta QUANTITATIVA, ma anche in quella dove siano presenti le esigenze SOCIALI . Gli aspetti immobiliari devono essere studiati in funzione dei contenuti sociali offrendo una molteplicità di risposte per le diverse tipologie di bisogni dove il contenuto sociale è rappresentato dall’accesso a una casa dignitosa per coloro che non possono sostenere prezzi di mercato.
Tra le proposte possibili si configura il cosiddetto HOUSING SOCIALE, che altro non è che un nuovo “modus operandi”, una nuova logica di intervento nel territorio che preveda un approccio multidimensionale e compartecipativo esteso oltre alle tradizionali politiche della casa, del lavoro e del reddito.
L’housing sociale prevede che il problema dell’accesso alla casa in locazione debba essere valutato in base al reddito disponibile: per le fasce più deboli il ripristino dell’edilizia sociale all’interno delle politiche di welfare, mentre per le fasce di reddito superiore, ma che non riescono a sostenere comunque i prezzi di mercato, si prevede di attuare un coordinamento tra intervento pubblico ed iniziativa privata per offrire alloggi a canone sostenibile .
La sinergia tra pubblico e privato consisterebbe nell’ estendere all’offerta di abitazioni anche misure di sostegno finanziario all’affitto, o a programmi mirati di quartiere.
Diventerebbe inoltre fondamentale la rete di supporto e di accompagnamento degli utenti, la facilitazione dei percorsi di convivenza e di inserimento, il coinvolgimento attivo degli abitanti nella soluzione dei problemi.
I processi partecipativi dovrebbero essere supportati da esperti che con competenze specifiche affianchino gli interventi legislativi ed edilizi nella definizione dei criteri di accesso all’edilizia convenzionata, predisponendo con i soggetti attuatori e i gestori, un percorso di inserimento delle nuove famiglie che faciliti la conoscenza reciproca e l’integrazione nel quartiere, coinvolgendo gli abitanti in alcune fasi del progetto, gestendo il regolamento di buona convivenza e gli spazi comuni.
Riassumendo: sono quattro le tipologie in atto di housing sociale già presenti in alcune regioni italiane:
1-l’offerta di affitto a costi contenuti
2-accesso alla proprietà o all’autocostruzione per fascie a reddito medio-basso
3-soluzioni residenziali per bisogni speciali temporanei (comunità alloggio, pensionati)
4-soluzioni alternative agli insediamenti illegali valide anche per persone immigrate
Insomma, la problematica abitativa non deve costituire un elemento di esclusione sociale, auspichiamo invece che anche nel nostro Comune si guardi a forme ed a percorsi di gestione del welfare e di edilizia sociale partecipata per un nuovo progetto di società.

Fiorella Fighera

(informazioni tratte da ABCittà, ) 

lunedì 2 gennaio 2012

il Male Oscuro

Depresso per la crisi che lo aveva costretto a licenziare alcuni dei suoi dipendenti. 
Anche oggi si apprende che un piccolo imprenditore si è tolto la vita.
Togliersi la vita perché non sopportava il peso di dover essere la causa della perdita di speranza e di futuro , di chi lavorava con lui .
Togliersi la vita perché non si trova LAVORO oppure perché si è senza il LAVORO.
E' tristissimo considerare che ormai è lo sconforto , il sentimento che  spesso attanaglia , già la fragile vita di moltissime persone . Costrette a far fronte  ad enormi problemi legati sempre ad un fondamentale motivo della nostra esistenza : il LAVORO.
 La nostra Provincia purtroppo ha insieme a Padova e Verona il  penoso record  nella Regione Veneto del numero di uomini che si suicidano , Piccoli imprenditori che versano in situazioni spesso drammatiche . Da un lato clienti che non pagano , insieme ai propri collaboratori e fornitori da pagare . Dall'altra le banche , che ormai concedono soldi tramite fidi o prestiti con enorme difficoltà e sempre con maggiori garanzie . Spesso ci si rivolge alla malavita organizzata tramite il fenomeno dell'usura , anche esso in aumento . Il tutto  si trasforma in una terribile spirale senza via di uscita. 
L'altro terribile lato è quello che riguarda , chi il LAVORO lo perde .
Uomini con famiglia  che dall'oggi al domani si trovano senza nulla . Nulla che gli possa permettere una vita dignitosa , una esistenza normale .Sfamare la propria famiglia , soddisfare i ben più minimi bisogni.
Non si vuole avere certamente la presunzione di attuare né una ricerca sociologica , né uno studio di tipo psicologico.
Ma purtroppo il problema esiste , è forte il disagio che ci circonda. Esiste un pessimismo diffuso a cui nessuno vuole dare colpe , ma non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito .
Diciamo la verità . Molto  frequente queste povere persone sono spesso lasciate sole oppure si chiudono in una umana vergogna. Non è facile ammettere a se stessi , alla propria famiglia ai propri amici , ai propri colleghi imprenditori di essere o trovarsi in difficoltà economica. Non è facile non chiudersi in un normale e giustificatissimo sconforto. La Società che ci circonda è ormai arrivata ad un punto tale di egoismo, che ormai molte persone vivono la loro giornata in perfetta solitudine, sopratutto nei grandi centri. Il male oscuro del suicidio , il gesto di togliersi la vita perché forse ti senti inutile e solo è ormai presente nel mondo che viviamo. La cosa che ci deve far riflettere è che le cause non sono nemmeno date da proprie incapacità , ma esclusivamente da fattori esterni . Non sei tu che arrivi a toglierti la vita , ma sono le immani salite da scalare che certe volte ti portano a farlo.
Ci sembra opportuno a questo punto iniziare una riflessione profonda che ci porterà ad intraprendere delle iniziative concrete . Una idea potrà essere quella di creare una rete di ascolto per tutte le persone che si trovano in difficoltà per problemi legati al LAVORO . Una fitta collaborazione  con le Ussl del territorio trevigiano ( già è presente, per esempio  nel territorio di Conegliano, una struttura di ascolto dotata delle professionalità necessarie per affrontare il problema. Desideriamo forte la presenza di Associazioni ed Enti Locali.
Nei prossimi mesi porteremo il problema in Consiglio Provinciale con una richiesta di una Commissione ad hoc che possa essere utile per dare origine ad iniziative serie , Non si può non considerare lo sconforto , la depressione causate da questa terribile crisi economica , una semplice cornice .
Il problema dei suicidi da " LAVORO"  è qualcosa che non ci rende indifferenti . Esiste è deve essere affrontato con serietà profonda  e  condotto da chi è in grado di affrontarlo.
A noi toccherà solo il compito di segnalarlo e di questo  ce ne vogliamo far carico perché  questa è semplice solidarietà umana.

Luigi Amendola



domenica 1 gennaio 2012

Questa è l'Italia nel 2012




L'Istat ha scattato una nuova foto dell'Italia e, purtroppo, non è una bella foto, ma un immagine con poche luci e tante ombra: nel 2010 un italiano su quattro era a rischio di povertà o di esclusione sociale, e il pericolo aumenta soprattutto per i giovani tra i 18 e i 24 anni. Si tratta di percentuali nettamente superiori a quelle dei maggiori paesi europei. In Francia, ad esempio, a rischio di povertà o di esclusione sociale è «solo» il 19,3% della popolazione, mentre in Germania la percentuale è del 19,7%. Per quanto riguarda il solo rischio di povertà, per l'intera popolazione italiana è al 18,2%, mentre in Francia è al 13,5% e in Germania al 15,6%. Per la popolazione con meno di 18 anni, il rischio sale al 24,7% in Italia, al 18,4% in Francia e al 17,5% per i giovani tedeschi.
L'indagine Istat su «Reddito e condizioni di vita» è stata condotta nella seconda metà dello scorso anno rilevando i redditi netti familiari e numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie. Oltre alla percentuale di persone a «rischio povertà» - il 18,2% della popolazione, come già detto - l'Istat rileva anche un 6,9% di persone che si trova in condizioni di «grave deprivazione materiale», mentre il 10,2% vive in famiglie caratterizzate da una bassa intensità di lavoro. Cioè - come spiega l'Istat - in famiglie i cui componenti tra i 18 e i 59 anni lavorano meno di un quinto del loro tempo.

La deprivazione materiale, secondo la convenzioni internazionale, è definita come «una situazione di involontaria incapacità sostenere spese per determinati beni o servizi» e vengono considerati nove fattori di deprivazione tra i quali gli arretrati nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito; o anche il non potersi permettere l'automobile o il telefono o non riuscire ad andare in vacanza per almeno una settimana l'anno. Per «grave deprivazione materiale» si intende una situazione nella quale in una famiglia sono presenti almeno quattro deprivazioni sull'elenco di nove.
Alcune percentuali indicano chiaramente in cosa le famiglie italiane sono più deprivate; il 16% delle famiglie residenti in Italia ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese; l'8,9% si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette; l'11,2% con l'affitto o la rata del mutuo; l'11,5% lamenta di non potere riscaldare adeguatamente l'abitazione. Sempre, ovviamente, per la mancanza di un reddito adeguato. Come al solito, è il Mezzogiorno a stare peggio: il 12,9% delle famiglie residenti al Sud è gravemente deprivato. Si tratta di una percentuale più che doppia rispetto a quella delle famiglie del Centri (5,6%) e più che tripla rispetto al Nord (3,7%). Le tipologie familiari più esposte al rischio di deprivazione materiale sono quelle con «un alto numero di componenti e/o con baso numero di percettori di reddito». E a trovarsi più frequentemente in condizioni di disagio sono le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con «tre o più figli minori».
Le famiglie che hanno come entrata principale un reddito da lavoro autonomo registrano minori difficoltà rispetto a quelle che vivono sopratutto di redditi da lavoro dipendente. Quelle che vivono prevalentemente di pensioni sono, a loro volta, più vulnerabili di chi percepisce redditi da lavoro.
La presenza di familiari a carico, in particolare di minori, è generalmente associata a una maggiore frequenza di problemi economici. La tipologia familiare meno esposta a disagi è quella delle coppie senza figli: tra queste soltanto l'11,7% ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese, contro il 15,9% di quelle con figli. La situazione di maggiore vulnerabilità, come già accennato, riguarda le coppie con almeno tre figli: il 19,5% è stata in arretrato con le bollette, il 22,3% con l'affitto o il mutuo e il 18,6% con le rate per altri prestiti.

A proposito di reddito, dall'indagine Istat emerge che il 50% delle famiglie ha percepito un reddito netto non superiore a 24.544 euro l'anno. Ovvero circa 2.050 ero al mese. Però nel Mezzogiorno il reddito diminuisce a meno di 20.600 euro l'anno, cioè circa 1.700 euro al mese. In Italia - come hanno mostrato altre indagini, prima fra tutte quella di Bankitalia sulla distribuzione della ricchezza - c'è una fortissima sperequazione nella distribuzione. Per quanto riguarda la ricchezza - vale la pena ricordarlo - il 10% delle famiglie detiene circa il 47% dei patrimoni totali, mentre per quanto riguarda il reddito il 20% dei più ricchi si spartisce il 37,2% dei redditi netti, mentre - sul versante opposto - al 20% più povero spetta solo l'8,2% del reddito. 
dal Manifesto . 30 .12.2011