Spiace che ancora una volta un argomento importante come quello della prostituzione sia trattato dal Sindaco della nostra città come è nel suo stile, con superficialità e leggerezza. La sua richiesta alla Corte Suprema di Cassazione di parziale abolizione della legge Merlin relativamente agli articoli che proibiscono l’esercizio in appartamenti privati, (con la raccolta delle firme da parte dei cittadini ) non fa che aggiungersi inutilmente alle numerose proposte di modifica di tale legge già presenti abbondantemente a Roma.
Non serve a nulla, se non a “far parlare” ancora una volta di se stesso anche dopo la recente petizione “spendiamo l’avanzo” pubblicizzata ampiamente in tutta la città.
Negli ultimi anni, in Italia, sono fiorite numerose ordinanze municipali che hanno autorizzato le forze dell’ordine ad utilizzare strumenti di contrasto (multe e segnalazioni) contro i frequentatori di prostitute di strada.
Ciò in conseguenza del disegno di legge recante misure contro la prostituzione voluto dal Ministro dell’Interno Maroni (insieme a Mara Carfagna, allora ministro delle Pari Opportunità e Angelino Alfano ministro della Giustizia) che interviene in parte a modificare la legge del 20 febbraio 1958, (la cosiddetta legge Merlin) introducendo il reato di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico intendendo così di eliminare la prostituzione di strada intesa come fenomeno di allarme sociale .
In tale disegno di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri l’11 Settembre del 2008, si introduce la punibilità di chi esercita e di chi si avvale della prostituzione con l’ammenda da 200 a 3000 euro.
Il principio ispiratore è stato sì quello della tutela dell’ordine pubblico, nel nome del “decoro”, ma questo provvedimento, non solo non è servito a limitare il ricorso alla prostituzione ma , una volta coniugato alla riprovazione sociale e destinato a far leva sui sentimenti della colpa e della vergogna, non ha fatto altro che stigmatizzarne il tema indicando, da un lato nei clienti il target principale degli interventi di contrasto, dall’altro lato, per le prostitute, il non predisporre significativi interventi con propri operatori sociali sulla strada per fronteggiare crimine e disagio, a fianco delle forze dell’ordine e a fianco del volontariato.
Si è preferito invece insistere sul tema della paura da instillare nei cittadini ottenendo così il risultato di ridurre qualunque ragionamento e dialettica politica.
Non è un caso che i destinatari delle ordinanze dei sindaci negli ultimi anni si sono rivolte contro i nomadi, i mendicanti e i giovani destinatari del decreto leghista-berlusconiano sulla sicurezza.
In un quadro generale di welfare devastato, in una totale assenza di programmazione politica e di costruzione di senso, in questo contesto si arriva alla richiesta dell’apertura delle case chiuse, ed è qui che si colloca l’iniziativa di Azzolini che fa intravedere ai cittadini la possibilità di un nuovo business e utilizzo dei numerosi alloggi inutilizzati e sfitti.
Da parte del nostro Sindaco in tanti anni non una parola sul contrasto al racket, non una politica di collaborazione anche con i Comuni limitrofi (vedi Venezia), nulla che riguardi proposte alternative e diverse.
In Italia, dove le istanze del femminismo degli anni settanta non si sono sedimentate in una cultura politica e istituzionale ispirata ai principi della parità di genere, non è ancora possibile parlare come per la Svezia o la Norvegia di salvaguardia delle donne dal commercio sessuale se non esiste una corrispondenza istituzionale politica e culturale di fondo ben presente e viva nel tessuto del Paese. E’ sotto i nostri occhi, infatti, il paradosso di una certa classe politica (berlusconiana) che se da un lato si è fatta guardiana della moralità, dall’altro ha esercitato (ed esercita) politiche di controllo e sicurezza molto rigide.
Noi crediamo che la libertà di prostituirsi debba essere tutelata dalla criminalità, dal racket e dallo sfruttamento, che ogni individuo debba essere decisore assoluto del proprio corpo, che la gestione di tale attività debba essere autogestita da coloro che vendono il proprio corpo in piena autonomia e consapevolezza. Nel contempo però si devono avviare politiche di contrasto allo sfruttamento , alla schiavitù e alla tratta, avvio di politiche educative nelle scuole e nella società per crescere figli più sereni sul piano sessuale e affettivo e sostenere le case protette dei centri antiviolenza.
Circolo Sinistra Ecologia Libertà
“Pino D’Aguanno”
24/07/2013