Filosofia di vita

«Siamo belli perché siamo pieni di difetti, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, perché ci tremano le gambe, perché siamo goffi, perché abbiamo paura, perché abbiamo bisogno di amore, per questo siamo belli!»

Nichi Vendola

domenica 23 ottobre 2011

Strano paese l'Italia

ADRIA (RO) 29 OTTOBRE 2011 - MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Quando i 2 referendum sull’acqua pubblica, quello sul nucleare e quello sul legttimo impedimento sono stati promossi non pochi - anche in buona fede - erano preoccupati del risultato, perché convinti che non sarebbe stato raggiunto il quorum necessario per la loro validità. Hanno sbagliato.

Il quorum è stato raggiunto per i 4 referendum e le norme sono state abrogate. Tanto è vero che subito dopo c’è stato chi, preso dall’entusiasmo per il risultato ottenuto il 12/13 giugno, ha promosso a tambur battente un nuovo referendum sulla legge elettorale, che dovrebbe svolgersi nella primavera prossima, salvo elezioni anticipate.

Il senso politico della campagna referendaria, che ha portato al successo del 12/13 giugno, invece sembra essersi in buona parte smarrito.

Eppure subito dopo il successo del 12/13 giugno scorso sembrava aperta una riflessione anche sui risvolti più direttamente politici dei referendum, perfino con qualche entusiasmo di troppo. Oggi gli argomenti referendari sono entrati in un cono d’ombra. Non se ne traggono conseguenze coerenti sul piano del merito, delle concrete politiche.

I referendum sono fondati su quesiti precisi che hanno lo scopo di abolire leggi e norme ritenute sbagliate, ma mettono in campo domande più ampie. Chiedono risposte politiche di altro segno che i referendum, per loro natura, non possono dare.

I referendum hanno, in sostanza, una portata politica concentrata su un punto ma in realtà richiedono risposte politiche ben più complesse e questo dovrebbe essere il centro dell’impegno di quanti li hanno appoggiati.

Prendiamo il nucleare.

La legge che voleva reintrodurre il nucleare in Italia oggi è certamente abrogata. Tanto è vero che perfino l’Agenzia per la sicurezza nucleare, pur non essendo oggetto di abrogazione, oggi ha il Presidente Veronesi dimissionario.

Tuttavia il blocco del nucleare in Italia, avvenuto per la seconda volta in 25 anni con referendum popolare, non risolve il problema di una diversa politica energetica.

Certo questo Governo lascia poche speranze di potersi confrontare, anche criticamente, con una proposta di politica energetica. Basta pensare al disastro di ordini e contrordini sulle rinnovabili che hanno fatto dire ai pericolosi estremisti annidati nelle grandi banche internazionali che le normative italiane e questo Governo che le emana non sono affidabili. Questo perché le regole vengono cambiate continuamente, anche in corso d’opera, facendo venire meno la certezza legislativa che invece è il punto di forza, ad esempio, della Germania. Come si fa ad investire sulle sabbie mobili di un Governo ondivago e ostaggio dei ricatti della Lega ?

Il vuoto però non esiste e infatti lo spazio lasciato da politiche confuse o inesistenti viene occupato dalle scelte politiche dei singoli gruppi industriali e delle lobbies che si muovono secondo logiche che rischiano di far cadere l’Italia dalla padella nucleare alle braci del carbone.

Solo così si spiega l’insistenza dell’Enel per realizzare una nuova centrale a carbone nel delta del Po e per realizzarne anche in altre parti d’Italia, facendo luccicare gli specchietti dei miraggi occupazionali per ammorbidire le resistenze.

Oggi si cerca di fare dimenticare che nella campagna elettorale referendaria i sostenitori del nucleare hanno detto peste e corna (in un raro momento di verità) del carbone, indicato come responsabile di 2.000.000 di morti nel mondo e almeno 8.000 in Italia. Il carbone è un grave fattore di inquinamento per una vasta area circostante alle centrali, fino a rendere proibite alcune coltivazioni, a minacciare le falde, ad avvelenare l’aria, in cui vengono immesse quantità enormi di CO2, le più alte in termini relativi tra i combustibili fossili. Una centrale non inquina solo nell’area circostante, non riguarda solo chi ci lavora, ma rilascia i suoi veleni anche a grande distanza e il cosiddetto carbone pulito è poco più di una definizione.

Enel ed altre aziende forse riusciranno a spendere meno nella produzione di energia elettrica con il carbone ma è certo che l’Italia come paese pagherà un prezzo salatissimo per il mancato rispetto degli obiettivi del 20-20-20 concordati con l’Europa. Quindi di nuovo guadagni (?) privati e costi per la collettività.

Per di più queste scelte vanno controcorrente. Altri paesi hanno deciso di chiudere non solo con il nucleare ma anche con il carbone entro pochi anni. La transizione verso una produzione energetica fondata sulle rinnovabili e il risparmio di energia può essere affrontata con il gas che è disponibile in grandi quantità (anche nell’area del Delta) e a prezzi calanti e che ha effetti molto meno gravi sull’ambiente e sulla salute delle persone. Si parla molto della cattura del CO2 per tentare di alleggerire la contrarietà al carbone, dimenticando che per ora è una tecnologia sperimentale e comunque talmente costosa da richiedere sovvenzioni pubbliche. Se infatti venisse stabilito che prima dell’uso del carbone occorre avere costruito gli impianti per la cattura del CO2 le centrali semplicemente non verrebbero costruite.

La Germania ha deciso di arrivare all’80 % di produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2050. Perché l’Italia non dovrebbe porsi un obiettivo analogo, cominciando con il congelamento dell’uso del carbone ? Anche la Cina, grande divoratrice di carbone sta riflettendo e prendendo contromisure. Solo in Italia si spacciano per nuove scelte vecchie, costose ed inquinanti.

Un piano energetico fondato su risparmio e fonti rinnovabili potrebbe essere un’alternativa seria anche sul piano occupazionale. C’è già uno studio che partendo dalle più avanzate tecnologie sull’eolico off-shore è in grado di offrire a parità di investimenti “privati” risultati occupazionali migliori, senza inquinare e compromettere la salute. Possono esserci altre proposte. Ciò che conta è che a Enel venga chiesto un tavolo per discutere scelte diverse, come del resto ha chiesto la Regione Emilia Romagna, diversamente dal Veneto che ha piegato la testa.

La manifestazione nazionale ad Adria non è solo un No alla nuova centrale che Enel vorrebbe costruire nel Delta del Po, ma è il punto di riferimento di un movimento presente in tanti territori, da Saline ioniche a Vado ligure, in cui si vorrebbe commettere lo stesso errore.

La manifestazione non è solo un No - che pure sarebbe in sé più che giustificato viste le conseguenze -  ma l’occasione per ribadire che il carbone non è l’unica scelta in campo e che un’alternativa di politica energetica è possibile. Basta avere la volontà politica di affermarla. L’alternativa non è tra il buio e il carbone, ma tra energia la cui produzione garantisca la salute e l’ambiente e la coazione a ripetere investendo in grandi impianti fondati su tecnologie vecchie ed inquinanti.

Alfiero Grandi

mercoledì 19 ottobre 2011

I Poveri devono essere aiutati


Secondo l'ultimo rapporto della Caritas in veneto ci sono quasi 250 mila poveri.
Nel Trevigiano sono ormai ad oggi quasi 420 le famiglie  povere , e si prevede che il dato raddoppierà entro dicembre di questo anno. I tagli alle politiche sociali pubbliche e alle finanze dei comuni fanno aumentare la pressione sulla Caritas , che però da sola non riesce a fronteggiare questo enorme impatto di povera gente.
Questo è l'effetto che anche nella Marca, già ridente e gioiosa,  la crisi e la mancanza di politiche adeguate sta generando:disperazione , mancanza di lavoro , mancanza di un tetto per dormire , mancanza praticamente di tutto.
Riteniamo che si possa fare di più per aiutare concretamente queste persone. 
In Provincia esiste un Assessorato alle Politiche Sociali che ha tra le sue funzioni quella di  "erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali con l'obiettivo di favorire lo sviluppo del Welfare".
A norma di Legge (art.132 del dlgs del 31 marzo 1998 n 112), e fin quando esiste, la Provincia esercita la funzione di programmazione con il concorso dei comuni  anche nei Servizi Sociali.
Riteniamo che questo sia un gravissima emergenza da affrontare al più presto. Per questo chiederemo la convocazione della commissione consigliare competente in materia per analizzare la situazione, con l'aiuto della Caritas e di altre meritorie istituzioni che si occupano degli ultimi, come la San Vincenzo De' Paoli alla quale la precedente Giunta Muraro negò il benchè minimo contributo, e per predisporre delle misure concrete da parte dell'Amministrazione Provinciale.

Luigi Amendola  
Luca De Marco
Sinistra Ecologia Libertà Provincia di Treviso 

venerdì 14 ottobre 2011

Pino D'Aguanno un amico e compagno che" camminerà " sempre con noi



Il Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Mogliano sarà intitolato alla figura di Pino D'Aguanno. Questa la decisione assunta nel corso dell'ultima riunione del circolo.
Pino D'Aguanno è stato un anticipatore del progetto politico di Sinistra Ecologia Libertà. Quello di una sinistra moderna, plurale, capace di unire e di costruire proposte e soluzioni concrete per migliorare la propria città, il proprio paese, il nostro mondo.
Pino D’Aguanno ha inciso in noi e rispecchiato profondamente la nostra voglia di cambiamento, di innovazione e trasparenza come ricetta per una buona politica.
Impegnandosi per la pace, per il bene comune e vivendo la politica come mezzo di miglioramento personale e collettivo, di incontro e partecipazione con la città di Mogliano Veneto e provincia. Ricordiamo la sua esperienza di scrupoloso amministratore dell'Istituto Gris e il suo impegno per salvarlo dall'ingloriosa fine che oggi purtroppo si prospetta.
Sinistra Moglianese, la lista civica fondata da Pino D’Aguanno e della quale fu coordinatore, ha rappresentato la formazione politica di passaggio, da uno “status” all’altro, nell’attesa dei tempi della politica nazionale e nell’attesa della costruzione a Mogliano del Circolo di Sinistra Ecologia Libertà con Nichi Vendola.
Oggi a Mogliano Veneto questa realtà si è concretizzata ed è per questo motivo che il Circolo Moglianese di Sinistra Ecologia e Libertà ha deciso di dare una titolazione in sua memoria in quanto figura rappresentativa nel mondo della sinistra a livello locale e provinciale. E con l'ambizione di continuarne idealmente l'opera, con la stessa passione e con lo stesso rigore civile e morale.



Circolo Sinistra Ecologia e Libertà “Pino D’Aguanno” di Mogliano Veneto

domenica 9 ottobre 2011

La Città della Sinistra


Forse la più importante questione di competenza degli Enti Locali, quindi degli Amministratori Pubblici, riguarda il Governo del Territorio, la pianificazione, l’organizzazione degli spazi urbani, la dotazione di servizi.

Su questi temi dovrebbe verificarsi una sostanziale differenza fra i Comuni amministrati da Centro destra e da Centrosinistra. Purtroppo così sempre non è, perché la cultura liberista s’è infiltrata ovunque, nel pensiero e nell’azione, contaminandoli facilmente in assenza di una forte cultura alternativa sul ruolo delle città, considerate una merce da cui trarre profitto anziché un Bene Comune. La Città è il luogo nel quale si possono ridurre le diseguaglianze, esercitare i diritti urbani, i valori democratici .

LA CITTA’ DELLA SINISTRA è una città solidale, equa, democratica, accogliente, bella, una città amica dove i cittadini possono partecipare ai processi decisionali, dove vi è trasparenza negli atti amministrativi e nelle scelte politiche, moralità e sobrietà nella gestione della cosa pubblica.

Improntato a questi principi l’operato degli Amministratori di sinistra dovrebbe distinguersi per i contenuti e per il modo di fare politica. La materia dell’Urbanistica e del Territorio è complessa ma qui, in questa sede potremmo assumere pochi grandi temi da praticare in ogni Comune, in ogni Città, coinvolgendo tutti coloro che nel centrosinistra intendono portare avanti una Politica del Territorio e delle Città che serva agli abitanti e non ai grossi o piccoli interessi speculativi che devastano i luoghi, non rispettano l’ambiente, sottraggono la preziosa risorsa suolo, occupano gli spazi liberi dove vogliamo un albero e non un condominio.

La crisi economica, i pesanti tagli agli enti locali, non possono in alcun modo giustificare la privazione dei servizi ai cittadini, ne la svendita della città alle società immobiliari per “fare cassa” attraverso le così dette “riqualificazioni urbane” che coprono la città di nuovo cemento.

La questione morale è alla base di un buon governo delle città. Dobbiamo dirlo a gran voce in un momento in cui vacillano le certezze di una diversità fra noi e loro. Reclamiamo il diritto alla differenza, non siamo omologabili. Faremo capire che l’onestà e la moralità nella gestione della cosa pubblica è per noi un valore irrinunciabile che pratichiamo nella quotidianità del nostro operare

Lanciamo una campagna nazionale sulle Città con poche semplici parole d’ordine concrete e operative, proposte dai nostri Amministratori, da applicare in ogni Comune con l’obbiettivo di costruire:

Una Città Pubblica – dove nessuno spazio ancora libero nei centri edificati sia sottratto ai servizi (piazze, giardini, parcheggi campi sportivi, centri civici…) Gli standard urbanistici sono la più importante conquista dell’Urbanistica moderna. Va detto: No alla liberalizzazione dei servizi pubblici, No alla vendita del Patrimonio e dell’edilizia sociale che va incrementata e non alienata

Una Città Verde – attraverso la realizzazione di Parchi Urbani nel cuore delle Città dove più forte è la pressione della speculazione e più alto il valore della rendita. Incrementare il verde significa più bellezza e più salute. Lanciamo un concorso nazionale per l’incremento del verde nelle città

Una Città Ecologica – adesione del Comune alla Convenzione Europea sul Paesaggio. Puntare alla riconversione ecologica della città attraverso: l’azzeramento del consumo di suolo, la tutela del paesaggio, dei Beni Culturali, delle aree agricole, aumento della permeabilità del suolo, efficienza energetica e dei trasporti pubblici, limitazione dell’inquinamento elettromagnetico e acustico, controllo dei consumi idrici

Una Città Democratica dotata di spazi pubblici e luoghi d’incontro della gente. La democrazia ha bisogno di spazi fisici per potersi esercitare. La partecipazione alle scelte e ai processi decisionali è un diritto dei cittadini.

E’ la sfida che la Sinistra e i suoi Amministratori Pubblici possono lanciare perché i cittadini si riapproprino delle città a loro sottratte dalla speculazione, dalla rendita, dagli affari.

dipartimento enti locali di sinistra ecologia libertà